Jane Austen
Samuel Richardson - Sir Charles Grandison
Volume I - lettere 1/10
traduzione di Giuseppe Ierolli

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THE HISTORY OF
SIR CHARLES GRANDISON


Preface.

The Editor of the following Letters takes Leave to observe, that he has now, in this Publication, completed the Plan, that was the Object of his Wishes, rather than of his Hopes, to accomplish.

How such remarkable Collections of private Letters fell into his Hands, he hopes the Reader will not think it very necessary to enquire.

The first Collection, intitled PAMELA, exhibited the Beauty and Superiority of Virtue in an Innocent and unpolished Mind, with the Reward which often, even in this Life, a protecting Providence bestows on Goodness. A young Woman of low Degree, relating to her honest Parents the severe Trials she met with from a Master who ought to have been the Protector, not the Assailer, of her Honour, shews the Character of a Libertine in its truly contemptible Light. This Libertine, however, from the Foundation of good Principles laid in his early Years by an excellent Mother; by his Passion for a virtuous young Woman; and by her amiable Example, and unwearied Patience, when she became his Wife; is, after a Length of Time, perfectly reclaimed.

The second Collection, published under the Title of CLARISSA, displayed a more melancholy Scene. A young Lady of higher Fortune, and born to happier Hopes, is seen involved in such Variety of deep Distresses, as lead her to an untimely Death; affording a Warning to Parents against forcing the Inclinations of their Children in the most important Article of their Lives; and to Children against hoping too far from the fairest Assurances of a Man void of Principle. The Heroine, however, as a truly Christian Heroine, proves superior to her Trials; and her Heart, always excellent, refined and exalted by every one of them, rejoices in the Approach of a happy Eternity. Her cruel Destroyer appears wretched and disappointed, even in the boasted Success of his vile Machinations: but still (buoyed up with Self-conceit and vain Presumption) he goes on, after every short Fit of imperfect, yet terrifying Conviction, hardening himself more and more; till, unreclaimed by the most affecting Warnings, and repeated Admonitions, he perishes miserably in the Bloom of Life, and sinks into the Grave oppressed with Guilt, Remorse, and Horror. His Letters, it is hoped, afford many useful Lessons to the gay Part of Mankind against that Misuse of Wit and Youth, of Rank and Fortune, and of every outward Accomplishment, which turns them into a Curse to the miserable Possessor, as well as to all around them.

Here the Editor apprehended he should be obliged to stop, by reason of his precarious State of Health, and a Variety of Avocations which claimed his first Attention: but it was insisted on by several of his Friends who were well assured he had the Materials in his Power, that he should produce into public View the Character and Actions of a Man of TRUE HONOUR.

He has been enabled to obey these his Friends, and to complete his first Design: end now, therefore, presents to the Public, in Sir CHARLES GRANDISON, the Example of a Man acting uniformly well thro' a Variety of trying Scenes, because all his Actions are regulated by one steady Principle: A Man of Religion and Virtue; of Liveliness, and Spirit; accomplished and agreeable; happy in himself, and a Blessing to others.

From what has been premised, it may be supposed, that the present Collection is not published ultimately, nor even principally, any more than the other two, for the Sake of Entertainment only. A much nobler End is in View. Yet it is hoped the Variety of Characters and Conversations necessarily introduced into so large a Correspondence, as these Volumes contain, will enliven as well as instruct: the rather, as the principal Correspondents are young Ladies of polite Education, and of lively Spirits.

The Nature of familiar Letters, written, as it were, to the Moment, while the Heart is agitated by Hopes and Fears, on Events undecided, must plead an Excuse for the Bulk of a Collection of this Kind. Mere Facts and Characters might be comprised in a much smaller Compass: but, would they be equally interesting? It happens fortunately, that an Account of the juvenile Years of the principal Person is narratively given in some of the Letters. As many, however, as could be spared, have been omitted. There is not one Episode in the Whole; nor, after Sir CHARLES GRANDISON is introduced, one Letter inserted, but what tends to illustrate the principal Design. Those which precede his Introduction, will not, it is hoped, be judged unnecessary on the Whole, as they tend to make the Reader acquainted with Persons, the History of whom is closely interwoven with that of Sir Charles.

LA STORIA DI
SIR CHARLES GRANDISON


Prefazione

Il curatore delle lettere che seguono si permette di osservare che ormai ha, in questa pubblicazione, completato la realizzazione di quello che era l'obiettivo dei suoi desideri, più che delle sue speranze.

Come una tale straordinaria raccolta di lettere private sia finita nelle sue mani, egli spera che il lettore non riterrà poi tanto necessario chiederlo.

La prima raccolta, dal titolo PAMELA, descriveva la bellezza e la superiorità della virtù in una mente innocente e non coltivata, con la ricompensa che spesso, anche in questa vita, una provvidenza riparatrice concede alla bontà. Una giovane donna di basso ceto, raccontando ai suoi onesti genitori le dure prove che deve sostenere a causa di un padrone che avrebbe dovuto essere il protettore, e non l'aggressore, del suo onore, mostra il carattere di un libertino in tutta la sua spregevole veste. Tuttavia, quel libertino, a cagione dei basilari buoni principi inculcatigli nei suoi primi anni da una madre eccellente, attraverso la passione verso una giovane donna virtuosa, e l'amabile esempio e l'ininterrotta perseveranza di lei, una volta diventata sua moglie, è, dopo un lungo periodo di tempo, completamente riscattato.

La seconda raccolta, pubblicata con il titolo CLARISSA, descrive uno scenario più triste. Una giovane signora con un ricco patrimonio, e nata sotto una felicissima stella, è coinvolta in una serie di pesanti disgrazie, tanto da essere condotta a una morte prematura, offrendo un ammonimento ai genitori che forzano le inclinazioni dei figli nell'obiettivo più importante della loro vita, e ai figli che credono troppo alle convincenti rassicurazioni di un uomo privo di principi. L'eroina, tuttavia, come una vera Eroina Cristiana, si dimostra superiore alle prove affrontate, e il suo cuore, sempre eccellente, perfezionato ed esaltato da ciascuna di quelle prove, gioisce nell'accostarsi alla felicità eterna. L'uomo crudele che l'ha rovinata appare meschino e deluso anche nel gloriarsi del successo delle sue vili macchinazioni; ma (animato da un alto concetto di sé e da una vuota presunzione) va avanti, dopo ogni brusco eccesso di incomplete ma terribili condanne, diventando sempre più insensibile; fino a quando, non corretto dai più teneri avvisi e dai ripetuti ammonimenti, perisce in modo miserabile nel fiore dell'età, e sprofonda nella tomba oppresso da colpa, rimorso e orrore. Le sue lettere, si spera, forniscono alla parte gaudente dell'umanità molte utili lezioni contro quell'abuso di arguzia e giovinezza, di rango e ricchezza, e di ogni qualità esteriore, che induce a maledirne il possessore, così come tutti coloro che lo circondano.

A questo punto il curatore aveva capito di essere costretto a fermarsi, a cagione del suo precario stato di salute, e di una serie di occupazioni che reclamavano la sua attenzione prioritaria, ma si è visto sollecitato da diversi amici che sapevano bene come egli avesse del materiale in suo possesso, utile a mostrare al pubblico il carattere e il modo di agire di un uomo di VERO ONORE.

Egli è stato in grado di assecondare i propri amici, e di completare il suo piano iniziale, e ora presenta quindi al pubblico, in Sir CHARLES GRANDISON, l'esempio di un uomo che agisce in modo coerente in una varietà di difficili scenari, poiché tutte le sue azioni sono regolate da un saldo principio. Un uomo religioso e virtuoso, vivace e di spirito, istruito e simpatico, felice in sé e un dono per gli altri.

Da ciò che si è premesso, si può ricavare che la presente raccolta, così come le altre due, non è pubblicata principalmente allo scopo di semplice intrattenimento. L'obiettivo è un fine più nobile. Però, si spera che la varietà dei personaggi e delle conversazioni che è necessario introdurre in una corrispondenza ampia come quella contenuta in questo volume, diverta oltre che istruire: in primo luogo, poiché le principali corrispondenti sono giovani signore di raffinata educazione e di spirito vivace.

La natura delle lettere familiari, scritte come furono al momento, mentre il cuore è agitato da speranze e timori di fronte ad avvenimenti di incerta natura, deve invocare una giustificazione per il grosso di una raccolta di questo genere. I meri fatti e i personaggi potrebbero rientrare in un perimetro più contenuto, ma sarebbero interessanti allo stesso modo? È una fortuna che in alcune delle lettere vi sia un resoconto degli anni giovanili dei personaggi principali. Tuttavia, quello che poteva essere trascurato è stato omesso. Nell'insieme, non c'è alcun episodio, né, dopo l'ingresso di Sir CHARLES GRANDISON, alcuna lettera che sia stata inserita, se non per illustrare lo scopo principale. Ciò che precede il suo ingresso, non è, si spera, da giudicare inutile per l'insieme, dato che vuole far conoscere al lettore delle persone la cui storia è strettamente collegata a quella di Sir Charles.



Names of the Principal Persons.

MEN.

George Selby, Esq.

John Greville, Esq.

Richard Fenwick, Esq.

Robert Orme, Esq.

Archibald Reeves, Esq.

Sir Rowland Meredith, Knt.

James Fowler, Esq.

Sir Hargrave Pollexfen, Bart.

The Earl of L. a Scottish nobleman.

Thomas Deane, Esq.

Sir Charles Grandison, Bart.

James Bagenhall, Esq.

Solomon Merceda, Esq.

John Jordan, Esq.

Sir Harry Beauchamp, Bart.

Edward Beauchamp, Esq his Son.

Everard Grandison, Esq.

The Rev. Dr. Bartlett.

Lord W. Uncle to Sir Charles Grandison.

Lord G. Son of the Earl of G.

ITALIANS.

Marchese della Porretta, the Father.

Marchese della Porretta, his eldest Son.

The Bishop of Nocera, his second Son.

Signor Jeronymo della Porretta, third Son.

Conte della Porretta, their Uncle.

Count of Belvedere.

Father Marescotti.

WOMEN.

Miss Harriet Byron.

Mrs. Shirley, her Grandmother, by the Mother's side.

Mrs. Selby, Sister to Miss Byron's Father, and Wife of Mr. Selby.

Miss Lucy and Nancy Selby, Nieces to Mr. Selby.

Miss Orme, Sister of Mr. Orme.

Mrs. Reeves, Wife of Mr. Reeves, Cousin of Miss Byron.

Lady Betty Williams.

The Countess of L. Wife of Lord L. elder Sister of Sir Charles Grandison.

Miss Grandison, younger Sister of Sir Charles.

Mrs. Eleanor Grandison, Aunt to Sir Charles.

Miss Emily Jervois, his Ward.

Lady Mansfield.

Lady Beauchamp.

The Countess Dowager of D.

Mrs. Hortensia Beaumont.

ITALIANS.

Marchesa della Porretta.

Signora Clementina, her Daughter.

Signora Juliana Sforza, Sister to the Marchese della Porretta.

Signora Laurana, her Daughter.

Signora Olivia.

Camilla, Lady Clementina's Governess.

Laura, her Maid.



Personaggi principali

UOMINI

George Selby, Esq. (1)

John Greville, Esq.

Richard Fenwick, Esq.

Robert Orme, Esq.

Archibald Reeves, Esq.

Sir Rowland Meredith, Knt.

James Fowler, Esq.

Sir Hargrave Pollexfen, Bart.

The Earl of L*, nobiluomo scozzese

Thomas Deane, Esq.

Sir Charles Grandison, Bart.

James Bagenhall, Esq.

Solomon Merceda, Esq.

John Jordan, Esq.

Sir Harry Beauchamp, Bart.

Edward Beauchamp, Esq., suo figlio

Everard Grandison, Esq.

Il Rev. Dr. Bartlett

Lord W., zio di Sir Charles Grandison

Lord G*, figlio del conte di G*

ITALIANI

Marchese della Porretta, il padre

Marchese della Porretta, il figlio maggiore

Il Vescovo di Nocera, suo secondo figlio

Signor Jeronymo della Porretta, terzo figlio

Conte della Porretta, lo zio

Conte di Belvedere

Padre Marescotti

DONNE

Miss Harriet Byron

Mrs. Shirley, sua nonna da parte di madre

Mrs. Selby, sorella del padre di Miss Byron e moglie di Mr. Selby

Miss Lucy e Nancy Selby, nipoti di Mr. Selby

Miss Orme, sorella di Mr. Orme

Mrs. Reeves, moglie di Mr. Reeves, cugina di Miss Byron

Lady Betty Williams

La contessa di L*, moglie di Lord L* e sorella maggiore di Sir Charles Grandison

Miss Grandison, sorella minore di Sir Charles

Mrs. Eleanor Grandison, zia di Sir Charles

Miss Emily Jervois, sua pupilla

Lady Mansfield

Lady Beauchamp

La contessa vedova di D*

Mrs. Hortensia Beaumont

ITALIANE

Marchesa della Porretta

Signora Clementina, sua figlia

Signora Juliana Sforza, sorella del Marchese della Porretta

Signora Laurana, sua figlia

Signora Olivia

Camilla, istitutrice di Lady Clementina

Laura, la sua cameriera



(1) "Esq." è l'abbreviazione di "Esquire", che significa letteralmente "scudiero" ma è usato come una sorta di sinonimo di "gentiluomo". "Knt." è l'abbreviazione di "Knight", ovvero "Cavaliere", un titolo onorifico inferiore a Baronetto e, come quest'ultimo, non nobiliare. "Bart" è l'abbreviazione di "Baronetto".



Volume I - Letter 1

MISS LUCY SELBY TO MISS HARRIET BYRON.

Ashby-Canons, January 10.

Your resolution to accompany Mrs. Reeves to London, has greatly alarmed your three Lovers. And two of them, at least, will let you know that it has. Such a lovely girl as my Harriet, must expect to be more accountable for her steps than one less excellent and less attractive.

Mr. Greville, in his usual resolute way, threatens to follow you to London; and there, he says, he will watch the motions of every man who approaches you; and, if he find reason for it, will early let such man know his pretensions, and the danger he may run into, if he pretend to be his competitor. But let me not do him injustice; though he talks of a rival thus harshly, he speaks of you more highly than man ever spoke of woman. Angel and Goddess are phrases you have been used to from him; and tho' spoken in his humorous way, yet I am sure he most sincerely admires you.

Mr. Fenwick, in a less determined manner, declares, that he will follow you to town, if you stay there above one fortnight.

The gentle Orme sighs his apprehensions, and wishes you would change your purpose. Tho' hopeless, he says, it is some pleasure to him, that he can think himself in the same county with you; and much more, that he can tread in your footsteps to and from church every Sunday, and behold you there. He wonders how your grandmamma, your aunt, your uncle, can spare you. Your cousin Reeves's surely, he says, are very happy in their influences over us all.

Each of the gentlemen is afraid, that by increasing the number of your admirers, you will increase his difficulties: but what is that to them, I asked, when they already know, that you are not inclined to favour any of the three?

If you hold your resolution, and my cousin Reeves's their time of setting out, pray let me know, and I will attend you at my uncle Selby's, to wish you a good journey, much pleasure in town, and a return with a safe and sound heart. My sister, who, poor dear girl, continues extremely weak and low, will spare me for a purpose so indispensable. I will not have you come to us. I know it would grieve you to see her in the way she is in. You too much take to heart the infirmities of your friends which you cannot cure; and as your grandmamma lives upon your smiles, and you rejoice all your friends by your cheerfulness, it would be cruel to make you sad.

* * *

Mr. Greville has just left us. He dropped in upon us as we were going to dinner. My grandmother Selby you know is always pleased with his rattling. She prevailed on him to alight, and sit down with us. All his talk was of you. He repeated his former threatenings (as I called them to him) on your going to town. After dinner, he read us a Letter from Lady Frampton relating to you. He read us also some passages from the copy of his answer, with design, I believe, that I should ask him to leave it behind him. He is a vain creature, you know, and seemed fond of what he had written. I did ask him. He pretended to make a scruple of your seeing it; but it was a faint one. However he called for pen and ink; and when it was brought him, scratched over two passages, and that with so many little flourishes (as you will see) that he thought they could not be read. But the ink I furnished him with happening to be paler than his, you will find he was not cunning enough. I promised to return it.

Send me a line by the bearer, to tell me if your resolution holds as to the day.

Adieu, my dearest Harriet. May angels protect and guide you whithersoever you go!

LUCY SELBY.



Volume I - lettera 1

MISS LUCY SELBY A MISS HARRIET BYRON

Ashby-Canons, 10 gennaio

La tua decisione di accompagnare Mrs. Reeves a Londra ha allarmato moltissimo i tuoi tre innamorati. E almeno due di essi te lo faranno sapere. Una ragazza così amabile come la mia Harriet deve aspettarsi di dover rendere conto delle sue mosse più di una meno eccellente e attraente.

Mr. Greville, nel suo solito modo deciso, minaccia di seguirti a Londra; e là, così dice, controllerà i movimenti di qualsiasi uomo che ti si avvicini; e, se ne avrà motivo, farà subito conoscere a un tale uomo le sue pretese, e il rischio che corre se volesse diventare un suo concorrente. Ma non mi far essere ingiusta con lui; anche se parla di un rivale in modo così severo, di te dice le cose più elevate che un uomo possa dire di una donna. Angelo e dea sono termini che sei abituata a sentire da lui; e sebbene pronunciati nel suo modo spiritoso, sono comunque certa della sua sincera ammirazione per te.

Mr. Fenwick, in una maniera meno determinata, afferma che ti seguirà in città, se ti tratterrai lì più di due settimane.

Il timido Orme sospira per l'ansia, e vorrebbe che tu cambiassi idea. Anche se non ci spera, così dice, gli fa piacere poter pensare di essere con te nella stessa contea; e, ancora di più, poter seguire ogni domenica i tuoi passi per e dalla chiesa, e là rimirarti. Si meraviglia di come tua nonna, tua zia, tuo zio, possano fare a meno di te. Sicuramente, così dice, i tuoi cugini Reeves sono molto soddisfatti dell'influenza che hanno su tutti noi.

Ciascuno di loro teme che l'incremento del numero dei tuoi ammiratori ti farà incrementare le obiezioni nei suoi confronti, ma mi chiedo che cosa gliene importi, non sanno forse già che tu non sei incline a concedere i tuoi favori a nessuno dei tre?

Se tu mantieni la tua decisione, e i cugini Reeves la data della partenza, fammelo sapere, e ti verrò a trovare dallo zio Selby, per augurarti buon viaggio, un soggiorno molto piacevole in città e un ritorno con il cuore illeso. Mia sorella, che, poverina, continua a essere estremamente debole e di cattivo umore, mi risparmierà un dovere altrimenti indispensabile. Non voglio che tu venga da noi. So che ti addolorerebbe vederla nello stato in cui è. Tu prendi così tanto a cuore le infermità delle tue amiche che non sei in grado di guarire, e dato che tua nonna vive per i tuoi sorrisi, e che tu rallegri tutti i tuoi amici con il tuo buonumore, sarebbe crudele renderti triste.

* * *

Mr. Greville è appena andato via. Era passato per una breve visita mentre stavamo andando a pranzo. Sai come mia nonna Selby ami sempre le sue chiacchiere. Lo ha costretto a restare a pranzo con noi. Ha parlato solo di te. Ha ripetuto le sue precedenti minacce (come le ho chiamate parlandone con lui) circa il tuo viaggio in città. Dopo il pranzo ci ha letto una lettera di Lady Frampton che ti riguardava. Ci ha anche letto qualche passaggio dalla copia della sua risposta, allo scopo, presumo, di farsi chiedere da me di lasciarmela. Come sai, è vanitoso, e sembrava compiaciuto di ciò che aveva scritto. Gli ho chiesto di lasciarmela. Ha fatto finta di farsi scrupolo che tu la vedessi, ma in modo molto fiacco. Comunque, ha chiesto penna e calamaio, e quando li ha avuti, ha cancellato due passaggi, con così tanti piccoli svolazzi (come vedrai) che riteneva ne avesse impedito la lettura. Ma l'inchiostro che gli avevo fornito era più chiaro del suo, e quindi scoprirai che non è stato abbastanza furbo. Ho promesso di restituirgliela.

Mandami qualche rigo dal portatore della presente, per dirmi se sei decisa circa la data.

Adieu, mia carissima Harriet. Possano gli angeli proteggerti e guidarti ovunque tu vada!

LUCY SELBY



Volume I - Letter 2

MR. GREVILLE TO LADY FRAMPTON.
Inclosed in the preceding.

Northampton, January 6.

Your Ladyship demands a description of the Person of the celebrated Miss Byron in our neighbourhood; and to know, whether, as report tells you, Love has listed me in the number of her particular admirers?—Particular admirers you well distinguish; since every one who beholds her admires her.

Your Ladyship confines your enquiries to her Person, you tell me; and you own, that women are much more solicitous about the beauties of that, than of the Mind. Perhaps it may be so; and that their envy is much sooner excited by the one than by the others. But who, madam, can describe the person of Miss Harriet Byron, and her person only; animated as every feature is by a mind that bespeaks all human excellence, and dignifies her in every Air, in every Look, in every Motion?

No man living has a greater passion for beauty than I have. Till I knew Miss Byron, I was one of those who regarded nothing else in the Sex. Indeed, I considered all intellectual attainments as either useless or impertinent in women. Your Ladyship knows what were my free notions on this head, and has rebuked me for them. A wise and learned Lady, I considered as a very unnatural character. I wanted women to be all Love, and nothing else. A very little Prudence allow'd I to enter into their composition; just enough to distinguish the Man of Sense from the Fool; and that for my own sake: You know I have vanity, madam: But lovely as Miss Byron's person is, I defy the greatest Sensualist on earth not to admire her mind more than her person. What a triumph would the devil have, as I have often thought, when I have stood contemplating her perfections, especially at church, were he able to raise up a man that could lower this Angel into Woman?—Pardon me!—Your Ladyship knows my mad way of saying every thing that rises to my thoughts.

Sweetness of temper must make plain features glow: What an effect must it then have upon fine ones? Never was there a sweeter-temper'd woman. Indeed from Sixteen to Twenty, all the Sex (kept in humour by their hopes, and by their attractions) are said to be good-temper'd; but she is remarkably so. She is just turned of Twenty, but looks not more than Seventeen. Her beauty, hardly yet in its full blow, will last longer, I imagine, than in an earlier blossom. Yet the prudence visible in her whole aspect, gave her a distinction, even at Twelve, that promised, what she would be at a riper age.

Yet with all this reigning good-nature visible in her face and manner, there is such a native dignity in all she says, in all she does (tho' mingled with a frankness that shows her mind's superiority to the minds of almost all other women) that it damps and suppresses, in the most audacious, all imaginations of bold familiarity.

I know not, by my soul, how she does this neither: But so it is. She jests; she rallies: But I cannot rally her again. Love, it is said, dignifies the adored object. Perhaps it is that which awes me.

And now will your Ladyship doubt of an affirmative answer to your second question, Whether Love has listed me in the number of her particular admirers?

He has: And the devil take me if I can help myself: And yet I have no encouragement—Nor any body else; that's my consolation. Fenwick is deeper in, if possible, than I. We had at our first acquaintance, as you have heard, a tilting-bout on the occasion: But are sworn friends now; each having agreed to try his fortune by patience and perseverance; and being assured that the one has no more of her favour to boast of than the other (Note: The passages in this letter thus marked (") are those which in the preceding one are said to be scratched out; but yet were legible by holding up the letter to the light.) "We have indeed blustered away between us half a score more of her admirers. Poor whining Orme, however, perseveres. But of him we make no account: He has a watery head, and tho' he finds a way, by his sister, who visits at Mr. Selby's, and is much esteemed there, to let Miss Byron know his passion for her, notwithstanding the negative he has received; yet doubt we not, that she is safe from a flame that he will quench with his tears, before it can rise to an head to disturb us.

"You Ladies love men should whine after you: But never yet did I find, that where a blustering fellow was a competitor, the Lady married the milksop."

But let me in this particular do Miss Byron justice: How she manages it, I can't tell; but she is courteous to all: nor could ever any man charge her either with pride or cruelty. All I fear, is, that she has such an equality in her temper, that she can hardly find room in her heart for a particular Love: Nor will, till she meets with one whose mind is near as faultless as her own; and the general tenor of whose life and actions calls upon her discretion to give her leave to love.

"This apprehension I owe to a conversation I had with her grandmother Shirley; a Lady that is an ornament to old age; and who hinted to me, that her grand-daughter had exceptions both to Fenwick and me, on the score of a few indulgences that perhaps have been too public; but which all men of fashion and spirit give themselves, and all women, but this, allow of, or hate not men the worse for. But then what is her objection to Orme? He is a sober dog."

She was but eight years old when her mother died. She also was an excellent woman. Her death was brought on by grief for that of her husband; which happened but six months before—A rare instance!

The grandmother and aunt, to whom the girl is dutiful to a proverb, will not interfere with her choice. If they are applied to for their interest, the answer is constantly this: The approbation of their Harriet must first be gained, and then their consent is ready.

There is a Mr. Deane, a man of an excellent character for a Lawyer; but indeed he left off practice on coming into possession of an handsome estate: He was the girl's godfather. He is allowed to have great influence over them all. Harriet calls him papa. To him I have applied: But his answer is the very same: His daughter Harriet must choose for herself: All motions of this kind must come first from her.

And ought I to despair of succeeding with the girl herself? I, her Greville! not contemptible in person; in air—free and easy, at least; having a good estate in possession; fine expectances besides; dressing well, singing well, dancing well, and blest with a moderate share of confidence; which makes other women think me a clever fellow: She a girl of twenty; her fortune between ten and fifteen thousand pounds only; for her father's considerable estate, on his demise, for want of male heirs, went with the name: Her grandmother's jointure not more than 500l. a year—And what though her uncle Selby has no children, and loves her, yet has he nephews and nieces of his own, whom he also loves; for this Harriet is his wife's niece.

I will not despair. If resolution, if perseverance, will do, and if she be a woman, she shall be mine—And so I have told her aunt Selby, and her uncle too; and so I have told Miss Lucy Selby, her cousin, as she calls her, who is highly and deservedly in her favour; and so indeed have I more than once told the girl herself.

But now to the description of her person—Let me die, if I know where to begin. She is all over loveliness. Does not every body else who has seen her, tell you so? Her Stature; shall I begin with her stature? She cannot be said to be tall; but yet is something above the middling. Her Shape—But what care I for her shape? I, who hope to love her still more, tho' possession may make me admire her less, when she has not that to boast of? We young fellows who have been abroad, are above regarding English shapes, and prefer to them the French negligence. By the way, I think the foreign Ladies in the right, that they aim not at what they cannot attain. Whether we are so much in the right to come into their taste, is another thing. But be this as it will, there is so much ease and dignity in the person, in the dress, and in every air and motion of Miss Harriet Byron, that fine shapes will ever be in fashion where she is, be either native or foreigner the judge.

Her complexion is admirably fair and clear. I have sat admiring her complexion, till I have imagined I have seen the life-blood slowing with equal course thro' her translucent veins.

Her Forehead, so nobly free and open, shows dignity and modesty, and strikes into one a kind of awe, singly contemplated, that (from the delight which accompanies the awe) I know not how to describe. Every single feature, in short, will bear the nicest examination; and her whole Face, and her Neck, so admirably set on her finely-proportioned Shoulders—let me perish, if, taking all together, I do not hold her to be the most unexceptionable beauty I ever beheld. But what still is her particular Excellence, and distinguishes her from all other English women (for it must be acknowledged to be a characteristic of the French women of quality) is, the grace which that people call Physiognomy, and we may call Expression: Had not her features and her complexion been so fine as they are, that grace alone, that Soul shining out in her lovely aspect, joined with the ease and gracefulness of her Motion, would have made her as many admirers, as beholders.

After this, shall I descend to a more particular description?—I will.

Her Cheek—I never saw a cheek so beautifully turn'd; illustrated, as it is, by a charming Carmine flush, which denotes sound health. A most bewitching dimple takes place in each, when she smiles; and she has so much reason to be pleased with herself, and with all about her (for she is the idol of her relations) that I believe from infancy, she never frowned; nor can a frown, it is my opinion, sit upon her face for a minute. Would to heaven I were considerable enough with her to prove the contrary!

Her Mouth—There never was so lovely a mouth. But no wonder; since such rosy Lips, and such ivory and even Teeth, must give beauty to a mouth less charming than hers.

Her Nose adds dignity to her other features. Her Chin is sweetly turned, and almost imperceptibly dimpled.

Her Eyes!—Ay, madam, her Eyes!—Good Heaven! what a lustre; yet not a fierce, but a mild lustre! How have I despised the romancing Poets for their unnatural descriptions of the Eyes of their heroines! But I have thought those descriptions, tho' absurd enough in conscience, less absurd (allowing something for poetical licence) ever since I beheld those of Miss Harriet Byron.

Her Hair is a real and unlaboured ornament to her. All natural its curls: Art has no share in the lustre it gives to her other beauties.

I mentioned her Neck—Here I dare not trust myself—Inimitable creature! All-attracting loveliness!

Her Arm—Your Ladyship knows my passion for a delicate Arm.—By my Soul, madam, your own does not exceed it.

Her Hands are extremely fine. Such Fingers! And they accustomed to the Pen, to the Needle, to the Harpsichord; excelling in all—O madam! women have Souls. I am now convinced they have. I dare own to your Ladyship, that once I doubted it, on a supposition that they were given us for temporary purposes only.—And have I not seen her dance? Have I not heard her sing?—But indeed, mind and person, she is all harmony.

Then for Reading, for acquired knowledge, what Lady so young—But you know the character of her grandfather Shirley. He was a man of universal learning, and, from his public employments abroad, as polite as learned. This Girl, from Seven years of age, when he came to settle in England, to Fourteen, when she lost him, was his delight; and her education and instruction the amusement of his vacant hours. This is the Period, he used to say, in which the foundations of all female goodness are to be laid, since so soon after Fourteen they leap into women.

The dead languages he aimed not to teach her, lest he should overload her young mind: But in the Italian and French he made her an adept.

Nor were the advantages common ones which she received from his Lady, her grandmother, and from her aunt Selby, her father's sister, a woman of equal worthiness. Her grandmother particularly is one of the most pious, yet most cheerful, of women. She will not permit her daughter Byron, she says, to live with her, for both their sakes—For the Girl's sake, because there is a greater resort of company at Mr. Selby's, than at Shirley-Manor; and she is afraid, as her grand-child has a serious turn, that her own contemplative life may make her more grave than she wishes so young a woman to be. Youth, she says, is the season for cheerfulness—For her own sake, Because she looks upon her Harriet's company as a cordial too rich to be always at hand; and when she has a mind to regale, she will either send for her, fetch her, or visit her at Mrs. Selby's. One of her Letters to Mrs. Selby I once saw. It ran thus— "You must spare me my Harriet. I am in pain. My spirits are not high. I would not have the undecay'd mind yield, for want of using the means, to the decaying body. One happy day with our child, the true child of the united minds of her late excellent parents, will, I hope, effect the cure: If it do not, you must spare her to me two."

Did I not tell you, madam, that it was very difficult to describe the Person only of this admirable young Lady?—But I stop here. An horrid apprehension comes across me! How do I know but I am praising another man's future wife, and not my own; Here is a cousin of hers, a Mrs. Reeves, a fine Lady from London, come down, under the cursed influence of my evil stars, to carry this Harriet away with her into the gay world. Woman! Woman!—I beg your Ladyship's pardon; but what Angel of Twenty is proof against vanity? The first hour she appears, she will be a Toast; Stars and Titles will crowd about her; and who knows how far a paltry coronet may dazzle her, who deserves an imperial crown? But, woe to the man, whoever he be, whose pretensions dare to interfere (and have any assurance of success) with those of

Your Ladyship's
Most obedient and faithful Servant,
JOHN GREVILLE.



Volume I - lettera 2

MR. GREVILLE A LADY FRAMPTON
Acclusa alla precedente

Northampton, 6 gennaio

Vostra Signoria mi chiede una descrizione della persona della famosa Miss Byron, nostra vicina, e di sapere se, come ha sentito dire, l'amore mi ha iscritto nell'elenco dei suoi particolari ammiratori. Particolari ammiratori dite giustamente, visto che tutti coloro che la osservano l'ammirano.

Vostra Signoria limita le sue domande alla sua persona, così mi dite, e sapete che le donne sono molto più preoccupate della bellezza di quella, che della mente. Forse può essere così, e che la loro invidia sia suscitata più dalla prima che dalla seconda. Ma chi, signora, può descrivere la persona di Miss Harriet Byron, e solo la sua persona, animato com'è ogni tratto da una mente che rivela ogni umana eccellenza, e la nobilita in ogni aspetto, in ogni veste, in ogni gesto?

Nessuna creatura vivente ha una passione per la bellezza maggiore di quella che ho io. Fino a quando conobbi Miss Byron ero uno di quelli che non guardava altro nel bel sesso. In effetti, consideravo tutte le qualità intellettuali come inutili o sconvenienti nelle donne. Vostra Signoria sa quali fossero le mie idee su questo, e per esse mi ha rimproverato. Una signora saggia e istruita la consideravo una persona del tutto innaturale. Volevo che le donne fossero solo amore, e nient'altro. Concedevo loro un grado molto esiguo di giudizio, giusto quello sufficiente a distinguere un uomo di buonsenso da uno sciocco; e quanto al mio amor proprio, sapete quanto io ne abbia, signora; ma amabile com'è la persona di Miss Byron, sfido l'uomo più sensuale che esista al mondo a non ammirarne la mente più che la persona. Che trionfo sarebbe per il diavolo, ho spesso pensato mentre contemplavo la sua perfezione, specialmente in chiesa, se fosse in grado di creare un uomo capace di abbassarla dal rango di angelo a quello di donna! Scusatemi! Vostra Signoria conosce il mio modo folle di dire qualsiasi cosa che mi passa per la testa.

La dolcezza del temperamento rende splendidi dei lineamenti comuni; quale effetto deve dunque avere su quelli eccellenti? Mai ci fu donna con un temperamento più dolce. In verità, dai sedici ai vent'anni, tutte le appartenenti al bel sesso (sempre di umore gaio per le speranze e le attrattive che hanno) si dice siano di buon carattere, ma lei lo è in modo straordinario. Ha appena compiuto vent'anni, ma sembra averne non più di diciassette. La sua bellezza, ancora non nel pieno fulgore, immagino che durerà più a lungo di quella che sboccia in modo prematuro. Ma le facoltà di giudizio visibili in ogni suo aspetto le donavano una distinzione, persino a dodici anni, che prometteva ciò che sarebbe diventata a un'età più matura.

Eppure, con tutta questa predominante bontà d'animo visibile nel suo volto e nei suoi modi, c'è una tale innata dignità in tutto ciò che dice, in tutto ciò che fa (anche se unita a una sincerità che dimostra la superiorità della sua mente rispetto a quella di quasi tutte le altre donne) che soffoca e reprime, nei più intrepidi, tutte le prospettive di un'audace familiarità.

Non so davvero come faccia, ma è proprio così. Scherza, prende in giro, ma io non riesco a risponderle per le rime. Si dice che l'amore nobilita l'oggetto dell'adorazione. Forse è questo che mi sgomenta.

E ora vostra Signoria ha forse qualche dubbio sulla risposta affermativa alla seconda domanda, ovvero se l'amore mi ha inserito nel numero dei suoi particolari ammiratori?

Sì, è così. E il diavolo mi prenda se riesco a frenarmi; eppure non ho avuto alcun incoraggiamento, né altri ne hanno avuti; è questo che mi consola. Fenwick è, se possibile, più perso di me. Non appena conosciuto, come avete sentito dire, abbiamo avuto a che dire, ma ora siamo ottimi amici, tutti e due d'accordo nel tentare la fortuna con pazienza e perseveranza, ben sapendo che l'uno non ha nulla di cui vantarsi rispetto all'altro. (Nota: I brani tra virgolette che seguono sono quelli che nella precedente lettera si diceva fossero stati cancellati, ma ancora leggibili mettendo il foglio controluce). "In realtà tra tutti e due abbiamo allontanato più di una decina di suoi ammiratori. Tuttavia, il povero e lamentoso Orme persevera. Ma di lui non ci preoccupiamo; ha la testa vuota, e sebbene cerchi il modo, attraverso la sorella, che fa visita a casa di Mr. Selby e là è molto stimata, di far sapere a Miss Byron della passione che nutre per lei, nonostante i dinieghi ricevuti, non abbiamo dubbi che lei sia immune da fiamme che lui estinguerà con le lacrime, prima che arrivino a farci impensierire.

"A voi signore fa piacere che gli uomini vi vengano dietro uggiolando, ma non ho mai visto che dove a competere vi sia un tipo sanguigno la signora sposi uno smidollato."

Ma per questo in particolare fatemi rendere giustizia a Miss Byron; come ci riesca, non saprei dirlo, ma è cortese con tutti, e nessuno potrebbe incolparla di orgoglio o crudeltà. Tutto ciò che temo è che abbia un temperamento talmente equidistante da non avere posto nel cuore per un amore specifico, e non lo avrà, fino quando non incontrerà qualcuno la cui mente si avvicini a essere priva di difetti come la sua, e il cui generale tenore di vita e il modo di agire induca il suo giudizio a dargli licenza di amare.

"Questa inquietudine la devo a una conversazione avuta con la nonna Shirley, una signora che dà lustro alla vecchiaia, e che mi ha fatto capire che la nipote ha delle obiezioni sia su di me che su Fenwick a causa di alcuni piaceri che forse sono stati troppo pubblici, ma che tutti gli uomini di mondo e di spirito si concedono, e tutte le donne, tranne questa, tollerano, o comunque non detestano uomini che fanno di peggio. E quali sono allora le sue obiezioni su Orme? Lui è di una assoluta sobrietà."

Miss Byron aveva otto anni quando morì la madre. Anche lei era una donna eccellente. La sua morte fu causata dal dolore per quella del marito, avvenuta sei mesi prima. Un esempio raro!

La nonna e la zia, verso le quali la ragazza mostra una risaputa deferenza, non interferiranno nella sua scelta. Se ci si rivolge alla loro autorità, la risposta è sempre: è necessario avere l'approvazione di Harriet, e poi il loro consenso è garantito.

C'è un certo Mr. Deane, un uomo di carattere eccellente per essere un avvocato; ma in realtà ha tralasciato le pratiche per entrare in possesso di una bella proprietà: è il padrino della ragazza. Gode di una grande influenza su tutte loro. Harriet lo chiama papà. Mi sono rivolto a lui, ma la sua risposta è la stessa: sua figlia Harriet deve scegliere da sé; qualsiasi istanza di questo genere deve venire prima da lei.

Devo dunque disperare di conquistare la ragazza in persona? Io il suo Greville! non disprezzabile d'aspetto, con, almeno, un'aria disinvolta e spigliata, in possesso di una buona proprietà e, in aggiunta, di ottime prospettive future, ben vestito, bravo a cantare e a ballare, e benedetto da una quota moderata di sicurezza di sé, il che mi fa ritenere un tipo sveglio dalle altre donne; lei, una ragazza di vent'anni, con un patrimonio soltanto tra le dieci e le quindicimila sterline, poiché la considerevole proprietà del padre, alla sua morte, a causa della mancanza di eredi maschi, ha seguito il nome; l'appannaggio vedovile della nonna di non più di 500 sterline l'anno. E poi, anche se lo zio Selby non ha figli, e le vuole bene, ha nipoti maschi e femmine del suo, ai quali vuole parimenti bene, e Harriet è nipote della moglie.

Non dispererò. Se la fermezza, la perseveranza, valgono qualcosa, e se è una donna, sarà mia. E così ho detto alla zia Selby, e anche allo zio; e così ho detto a Miss Lucy Selby, la cugina, come lei la chiama, che è sempre e giustamente dalla sua parte, e così ho in effetti detto più di una volta alla ragazza in persona.

Ma ora passiamo alla descrizione del suo aspetto. Non so davvero da dove cominciare. È tutta leggiadria. Non vi direbbe così chiunque altro la vedesse? La statura; devo cominciare con la statura? Non si può dire che sia alta, eppure è in qualche modo al di sopra della media. La figura... ma cosa m'importa della figura? Io, che spero di amarla sempre di più, anche se il possesso potrebbe farmela ammirare di meno, mentre lei non se ne fa alcun vanto? Noi giovanotti che siamo stati all'estero, siamo al di sopra dei modelli inglesi, e preferiamo la noncuranza francese. A proposito, penso che le signore straniere siano nel giusto a non puntare a ciò che non possono ottenere. Se noi siamo altrettanto nel giusto nell'essere di loro gusto, è tutt'altra cosa. Ma sia come sia, c'è così tanta spontaneità e dignità nella persona, nel modo di vestire e in qualsiasi cosa faccia Miss Harriet Byron, che la sua figura sarà sempre ammirata, non importa se il giudice sia straniero o inglese.

La sua carnagione è bella e radiosa in modo mirabile. Sono rimasto ad ammirare la sua carnagione fino a quando ho immaginato di aver visto la linfa vitale fluire egualmente lenta attraverso le vene semitrasparenti.

La fronte, così nobilmente sgombra e aperta, rivela dignità e modestia, e infonde una sorta di timore reverenziale, solo a contemplarla, tanto che (a causa della delizia che accompagna il timore reverenziale) non so come descriverla. Ogni singolo lineamento, in breve, sosterrà qualsiasi esame, e il volto, il collo, uniti in modo talmente mirabile a spalle così finemente proporzionate... lasciate che io muoia, se, mettendo insieme tutto questo, non la dovessi ritenere la bellezza più incontestabile che io abbia mai visto. Ma ciò che è la sua particolare eccellenza, e la distingue da tutte le altre donne inglesi (poiché si deve ammettere come sia una caratteristica delle donne francesi di qualità) è la grazia di quella che la gente chiama fisionomia, e che noi possiamo chiamare espressione. Se i suoi lineamenti e la sua carnagione non fossero belli come sono, anche solo quella grazia, che l'anima fa brillare nel suo incantevole aspetto, unita alla spontaneità e alla leggiadria dei gesti, avrebbe reso ammiratori tutti quelli che la guardano.

Dopo questo, devo forse dilungarmi in descrizioni più dettagliate? Lo farò.

Le guance... non ho mai visto guance così ben tornite, corredate come sono da una incantevole vampa carminio, che denota buona salute. Due seducenti fossette si formano a entrambi i lati quando sorride, e ha così tante ragioni per essere compiaciuta di se stessa, e di tutto ciò che la riguarda (poiché è l'idolo di tutti quelli che la conoscono) da far presumere che fin dall'infanzia non sia mai stata corrucciata, né, secondo me, potrebbe un corruccio restarle in volto per più di un minuto. Volesse il cielo che fossi abbastanza importante per lei da provare il contrario!

La bocca... non c'è mai stata una bocca tanto incantevole. Ma non c'è da meravigliarsene, visto che quelle labbra rosee, e l'avorio dei denti perfetti, renderebbero bella una bocca meno affascinante della sua.

Il naso aggiunge dignità agli altri lineamenti. Il mento è tornito con dolcezza, e con una impercettibile fossetta.

Gli occhi! Oh, signora, i suoi occhi! Giusto cielo! Che lucentezza, ma non violenta, una lucentezza mite! Come disprezzavo i poeti sentimentali per le innaturali descrizioni degli occhi delle loro eroine! Ma ho ritenuto quelle descrizioni, anche se in coscienza abbastanza assurde, meno assurde (concedendo qualcosa alla licenza poetica) da quando ho mirato quelli di Miss Harriet Byron.

I capelli sono in lei un reale e non elaborato ornamento. I riccioli del tutto naturali; l'artificio non ha spazio nella lucentezza che donano alle sue altre attrattive.

Ho menzionato il collo... qui non oso fidarmi di me stesso... creatura inimitabile! Incanto che rapisce!

Le braccia... Vostra Signoria conosce la mia passione per le braccia delicate. Sul mio onore, signora, le vostre non le superano.

Le mani sono estremamente belle. Che dita! E sono avvezze alla penna, all'ago, al clavicembalo; eccellono in tutto... Oh signora! le donne hanno un'anima. Ora sono convinto che ce l'abbiano. Devo ammettere con vostra Signoria che una volta ne dubitavo, nella convinzione che ci fossero state donate solo per un uso temporaneo. E non l'ho forse vista danzare? Non l'ho forse sentita cantare? Ma in realtà, mente e persona, lei è tutta armonia.

E poi la lettura, l'acquisire conoscenze, una signora così giovane... Ma conoscevate il carattere del nonno Shirley. Era un uomo di erudizione universale, e, per i ruoli pubblici ricoperti all'estero, cortese quanto colto. La ragazza, dai sette anni di età, quando egli venne in Inghilterra per seguirla, ai quattordici, quando lo perdette, fu la sua delizia, e guidarla e istruirla lo svago delle ore libere. Era solito dire che quello è il periodo in cui debbono essere gettate le fondamenta delle qualità femminili, dato che subito dopo i quattordici anni le ragazze diventano donne.

Le lingue morte non gliele insegnava, poiché non voleva sovraccaricare quella giovane mente. Ma la rese esperta dell'italiano e del francese.

E nemmeno ordinari furono i vantaggi che le fornirono la moglie, sua nonna, e la zia Selby, sorella del padre, una donna di pari valore. La nonna, in particolare, è una delle donne più pie, ma anche più piena di buon umore. Non permette alla figlia Byron, così dice, di abitare con lei, a vantaggio di entrambe. A vantaggio della ragazza, poiché c'è molta più compagnia da Mr. Selby che a Shirley-Manor, e teme, visto che la nipote è incline alla serietà, che la propria vita contemplativa possa renderla più austera di quanto lei desideri che sia una donna così giovane. La giovinezza, così dice, è la stagione dell'allegria. A proprio vantaggio, poiché considera la compagnia della sua Harriet come un liquore troppo forte per essere sempre a portata di mano; e quando vuole svagarsi, la manda a chiamare, la va a prendere, oppure fa visita a Mrs. Selby. Una volta ho visto una delle sue lettere a Mrs. Selby. Diceva così: "Dovete lasciarmi la mia Harriet. Sono afflitta. L'umore non è buono. Non vorrei avere, per non aver usato i mezzi adatti, la mente incorrotta infettata da un corpo in decadenza. Un giorno felice con nostra figlia, la figlia reale delle menti unite dei suoi eccellenti genitori defunti, spero che avrà un effetto curativo; se non fosse così, dovrete lasciarmela per due."

Non ve l'avevo detto, signora, di come fosse difficilissimo descrivere solo la persona di questa ammirevole giovane donna? Ma mi fermo qui. Mi coglie un'ansia terribile! Di star elogiando la futura moglie di un altro, e non la mia; c'è qui una sua cugina, una certa Mrs. Reeves, una raffinata signora venuta da Londra, sotto la disgraziata l'influenza della mia cattiva stella, per portare con sé questa Harriet nella società gaudente. Donne! Donne! Mi scuso con vostra Signoria, ma quale angelo di vent'anni riesce a resistere alla vanità? Nel primo momento in cui lei apparirà, diventerà un idolo; celebrità e titolati le si affolleranno intorno, e chi lo sa quanto possa abbagliare una misera coroncina lei, che è degna di una corona imperiale? Ma guai all'uomo, chiunque sia, le cui pretese osino interferire (con una qualche speranza di successo) con quelle

dell'obbedientissimo e fedele servo
di vostra Signoria,
JOHN GREVILLE



Volume I - Letter 3

MISS HARRIET BYRON TO MISS LUCY SELBY.

Selby House, Jan. 16.

I Return you inclosed, my Lucy, Mr. Greville's strange Letter. As you asked him for it, he will have no doubt but you shewed it to me. It is better therefore, if he make enquiry whether you did or not, to own it. In this case he will be curious to know my sentiments upon it. He is sensible that my whole heart is open to you.

Tell him, if you think proper, in so many words, that I am far more displeased with him for his impetuosity, than gratified by his flattery.

Tell him, that I think it very hard, that, when my nearest relations leave me so generously to my liberty, a man, to whom I never gave cause to treat me with disrespect, should take upon himself to threaten and controul me.

Ask him, What are his pretences for following me to London, or elsewhere?

If I had not had reasons before to avoid a more than neighbourly civility to him, he has now furnished me with very strong ones. The threatening Lover must certainly make a tyrant Husband. Don't you think so, Lucy?—But make not supposals of Lover, or Husband to him: These bold men will turn shadows into substance, in their own favour.

A woman who is so much exalted above what she can deserve, has reason to be terrified, were she to marry the complimenter (even could she suppose him so blinded by his passion as not to be absolutely insincere) to think of the height she must fall from, in his opinion, when she has put it into his power to treat her but as what she is.

Indeed I both despise and fear a very high complimenter.—Despise him for his designing flattery, supposing him not to believe himself; or, if he mean what he says, for his injudiciousness. I fear him, lest he should (as in the former case he must hope) be able to raise a vanity in me, that would sink me beneath his meanness, and give him cause to triumph over my folly, at the very time that I am full of my own wisdom.

High-strain'd compliments, in short, always pull me down; always make me shrink into myself. Have I not some vanity to guard against? I have no doubt but Mr. Greville wished I should see this Letter: And this gives me some little indignation against myself; for does it not look as if, from some faults in my conduct, Mr. Greville had formed hopes of succeeding, by treating me like a fool?

I hope these gentlemen will not follow me to town, as they threaten. If they do, I will not see them, if I can any way avoid it. Yet, for me to appear to them solicitous on this head, or to desire them not to go, will be in some measure to lay myself under an obligation to their acquiescence. It is not therefore for me to hope to influence them in this matter; since they expect too much in return for it from me; and since they will be ready to found a merit in their passion, even for disobliging me.

I cannot bear, however, to think of their dangling after me where-ever I go. These men, my dear, were we to give them importance with us, would be greater infringers of our natural freedom than the most severe Parents; and for their own sakes: Whereas Parents, if ever so despotic (if not unnatural ones indeed) mean solely our good, tho' headstrong girls do not always think so. Yet such, even such, can be teazed out of their wills, at least out of their duty, by the men who style themselves Lovers, when they are invincible to all the entreaties and commands of their Parents.

Oh that the next eight or ten years of my life, if I find not in the interim a man, on whom my whole undivided heart can fix, were happily over! As happily as the last alike important four years! To be able to look down from the elevation of thirty years, my principles fix'd, and to have no capital folly to reproach myself with, what an happiness would that be!

My Cousin Reeves's time of setting out holds; the indulgence of my dearest Friends continues; and my resolution holds. But I will see my Nancy before I set out. What! shall I enter upon a party of pleasure, and leave in my heart room to reflect, in the midst of it, that there is a dear suffering friend who had reason to think I was afraid of giving myself pain, when I might, by the balm of true love and friendly soothings, administer comfort to her wounded heart?—No, my Lucy, believe me, if I have not generosity enough, I have selfishness enough, to make me avoid a sting so severe as this would be, to Your

HARRIET BYRON.



Volume I - lettera 3

MISS HARRIET BYRON A MISS LUCY SELBY.

Selby House, 16 gen.

Ti restituisco in allegato, mia Lucy, la strana lettera di Mr. Greville. Visto che gliel'hai chiesta, non avrà dubbi sul fatto che me l'hai mostrata. È quindi meglio, se dovesse chiederti se l'hai fatto o meno, dirgli di sì. Nel caso, sarà curioso di sapere che cosa ne penso. Sa che con te il mio cuore è totalmente aperto.

Digli con queste precise parole, se lo ritieni appropriato, che sono di gran lunga rimasta più scontenta della sua impetuosità che gratificata dalle sue lusinghe.

Digli che ritengo molto difficile che, mentre i miei parenti più stretti mi lasciano libera in modo così generoso, un uomo al quale non ho mai dato motivo di trattarmi con mancanza di rispetto si assuma il compito di minacciarmi e controllarmi.

Chiedigli con quale diritto pretende di seguirmi a Londra, o da qualsiasi altra parte.

Se non ho avuto motivo in precedenza di sottrarmi, da buona vicina, a più che una cortesia nei suoi confronti, ora me ne ha fornito uno molto solido. Un innamorato minaccioso diventa sicuramente un marito tiranno. Non la pensi così, Lucy? Ma non parlare di innamorati o mariti con lui: uomini così spavaldi danno sostanza alle ombre, se è a loro vantaggio.

Una donna che è elogiata così oltre ciò che può meritare, ha motivo di guardare con terrore, se dovesse sposare chi la omaggia (anche se potrebbe supporre che sia tanto accecato dalla passione quanto non totalmente sincero), all'altezza da cui cadrà nella stima di lui, una volta che sia in suo potere trattarla solo per quello che lei è.

In effetti, disprezzo e temo chi fa elogi esagerati. Lo disprezzo per le lusinghe forzate, ritenendo che non creda a ciò che dice, oppure, se ci crede, per il suo comportamento avventato. Lo temo perché potrebbe (come nel caso precedente spera di fare) far emergere in me la vanità, il che mi farebbe scendere al di sotto della sua meschinità, e gli concederebbe il trionfo sulla mia stupidità, nello stesso momento in cui mi sentirei colma di saggezza.

In breve, i complimenti artificiosi mi fanno sempre arretrare, mi portano sempre a ritrarmi in me stessa. Non ho forse un certo grado di vanità da cui guardarmi? Non ho alcun dubbio che Mr. Greville desiderasse farmi leggere quella lettera, e questo mi fa un po' indignare con me stessa, poiché non sembra come se, per qualche errore nella mia condotta, Mr. Greville abbia nutrito la speranza di avere successo trattandomi come una stupida?

Spero che quei gentiluomini non mi seguano in città, come promettono di fare. Se lo facessero, non li riceverò, se appena avrò modo di evitarlo. Ma per quanto mi riguarda, far sembrare loro di preoccuparmi di questo, o di desiderare che non vengano, sarebbe in qualche misura sentirmi in obbligo verso di loro. Non è quindi mio compito sperare di influenzarli al riguardo, dato che si aspettano proprio questo da me, e visto che sarebbero pronti a giustificare con la loro passione persino l'atto di disobbedirmi.

Non riesco tuttavia a sopportare il pensiero di vedermeli ciondolare intorno ovunque io vada. Questi uomini, mia cara, se dessimo loro importanza, sarebbero contro le nostre naturali libertà ben più dei genitori più severi; e quanto al loro amor proprio, è quello che i genitori, se dispotici (cosa in effetti non troppo anormale) intendono con solo il nostro bene, anche se le ragazze caparbie non la pensano sempre così. Ma queste, persino queste, possono essere distolte dalle loro volontà, o almeno dai loro doveri, da uomini che si professano innamorati, se sorde a tutte le suppliche e a tutti i dettami dei genitori.

Oh, che i prossimi otto o dieci anni della mia vita, se nel frattempo non trovo un uomo al quale affidare totalmente il mio cuore, trascorrano felicemente! Tanto felicemente quanto gli ultimi, importanti quattro anni! Essere in grado di guardare in basso dall'alto dei trent'anni, i miei principi ben saldi, e non avere alcuna follia sostanziale da rimproverarmi, che felicità sarebbe!

La partenza di mia cugina Reeves è stabilita, l'indulgenza dei miei carissimi parenti continua e la mia decisione è ferma. Ma prima di partire farò visita alla mia Nancy. Ma come! Mi accingo a trascorrere un periodo di svago, e dovrei lasciare uno spazio vuoto nel mio cuore per riflettere, nel bel mezzo di esso, che c'è una cara amica sofferente che ha motivo di credere che io abbia timore di sentirmi in pena, quando potrei, con il balsamo del vero amore e dell'amicizia che dà sollievo, consolare il suo cuore ferito? No, mia Lucy, credimi, se non sono generosa a sufficienza, sono egoista a sufficienza per evitare un tormento acuto come sarebbe questo, per la tua

HARRIET BYRON



Volume I - Letter 4

MISS BYRON TO MISS SELBY.

Grosvenor-Street, Tuesday, Jan. 24.

We are just arrived. We had a very agreeable journey.

I need not tell you that Mr. Greville and Mr. Fenwick attended us to our first baiting; and had a genteel dinner ready provided for us: The gentlemen will tell you this, and all particulars.

They both renewed their menaces of following me to London, if I stay'd above one month. They were so good as to stretch their fortnight to a month.

Mr. Fenwick, in very pathetic terms, as he found an opportunity to engage me alone for a few minutes, besought me to love him. Mr. Greville was as earnest with me to declare, that I hated him. Such a declaration, he said, was all he at present wished for. It was strange, he told me, that he neither could prevail on me to encourage his Love, nor to declare my Hatred. He is a whimsical creature.

I rallied him with my usual freedom; and told him, that if there was one person in the world that I was capable of hating, I could make the less scruple to oblige him. He thank'd me for that.

The two gentlemen would fain have proceeded farther: But as they are never out of their way, I dare say, they would have gone to London; and there have dangled on till we should not have got rid of them, for my whole time of being in town.

I was very gravely earnest with them to leave us, when we stepped into the coach in order to proceed. Fenwick, you dog, said Mr. Greville, we must return; Miss Byron looks grave. Gravity, and a rising colour in the finest face in the world, indicates as much as the frowns of other Beauties. And in the most respectful manner they both took leave of me; insisting, however, on my hand, and that I would wish them well.

I gave each my hand; I wish you very well, gentlemen, said I: And I am obliged to your civility in seeing me so far on my journey: Especially as you are so kind as to leave me here.

Why, dear Madam, did you not spare your Especially, said Mr. Greville?—Come, Fenwick, let us retire, and lay our two loggerheads together, and live over again the past hour, and then hang ourselves.

Poor Mr. Orme! The coach, at our first setting out, passed by his Park-gate, you know. There was he—on the very ridge of the highway. I saw him not till it was near him. He bowed to the very ground, with such an air of disconsolateness!—Poor Mr. Orme!—I wish'd to have said one word to him, when we had passed him: But the coach flew—Why did the coach fly?—But I waved my hand, and leaned out of the coach as far as I could, and bowed to him.

O Miss Byron, said Mrs. Reeves (so said Mr. Reeves) Mr. Orme is the happy man.

Did I think as you do, said I, I should not be so desirous to have spoken to him: But, methinks, I should have been glad to have once said, Adieu, Mr. Orme; for Mr. Orme is a good man.

But, Lucy, my heart was softened at parting with my dear relations and friends; and when the heart is softened, light impressions will go deep.

My cousins house is suitable to their fortune: Very handsome, and furnished in taste. Mrs. Reeves, knowing well what a scribbler I am, and am expected to be, has provided me with pen, ink, and paper, in abundance. She readily allowed me to take early possession of my apartment, that I might pay punctual obedience to the commands of all my friends on setting out. These, you know, were, to write in the first hour of my arrival: And it was allowed to be to you, my dear. But, writing thus early, what can have occurred?

My apartment is extremely elegant. A well-furnish'd book-case, is, however, to me the most attracting ornament in it—Pardon me, dear Pen and Ink! I must not prefer any thing to you, by whose means, I hope to spend some part of every day at Selby-House; and even at this distance, amuse with my prattle those friends that are always so partial to it.

And now, my dear, my revered grandmamma, I ask your blessing—Yours, my ever-indulgent aunt Selby—And yours, my honoured and equally beloved uncle Selby. Who knows but you will, now in absence, take less delight in teasing your ever-dutiful Harriet? But yet I unbespeak not my monitor.

Continue to love me, my Lucy, as I shall endeavour to deserve your Love: And let me know how our dear Nancy does.

My heart bleeds for her. I should have held myself utterly inexcusable, had I accepted of your kindly-intended dispensation, and come to town for three whole months, without repeating to her, by word of mouth, my Love, and my sympathising concern for her. What merit does her patience add to her other merits! How has her calamity endeared her to me! If ever I shall be heavily afflicted, God give me her amiable, her almost meritorious patience in sufferings!

To my cousin Holles's, and all my other Relations, Friends, Companions, make the affectionate compliments of Your

HARRIET BYRON.



Volume I - lettera 4

MISS BYRON A MISS SELBY

Grosvenor-Street, martedì 24 gen.

Siamo appena arrivati. Il viaggio è stato molto piacevole.

Non ho bisogno di dirti che Mr. Greville e Mr. Fenwick erano lì alla nostra prima tappa, con un raffinato pranzo fatto preparare per noi; i due gentiluomini te lo racconteranno, con tutti i particolari.

Hanno entrambi rinnovato la minaccia di seguirmi a Londra, se resterò per più di un mese. Sono stati così buoni da allungare le due settimane a un mese.

Mr. Fenwick, con parole molto toccanti, dopo che aveva trovato il modo di vedermi da sola per qualche minuto, mi ha implorato di amarlo. Mr. Greville è stato così sincero con me da affermare che lo detestavo. Una tale dichiarazione, ha detto, era tutto ciò che voleva fare al momento. Era strano, mi ha detto, che non fosse riuscito a convincermi a incoraggiare il suo amore, né a dichiarare la mia avversione. È proprio una bizzarra creatura.

L'ho preso in giro con la mia solita libertà, e gli ho detto che se c'era una persona al mondo che io fossi capace di detestare non mi sarei fatta scrupolo di comunicarglielo. Mi ha ringraziata per questo.

I due gentiluomini sarebbero stati disposti ad andare oltre, ma dato che non demordono mai, credo proprio che sarebbero arrivati a Londra, e là avrebbero ciondolato per tutto il tempo della mia permanenza in città, fino a quando non fossimo riuscite a sbarazzarci di loro.

Quando siamo risalite in carrozza per proseguire, sono stata molto decisa nel chiedere loro di lasciarci. Fenwick, asino che sei, ha detto Mr. Greville, dobbiamo tornare indietro, Miss Byron sta parlando seriamente. L'espressione seria e un crescente rossore nel volto più bello del mondo hanno lo stesso significato dell'aggrottare le sopracciglia in altre bellezze. E, nel più rispettoso dei modi, hanno entrambi preso congedo da me, insistendo per la mia mano e affinché augurassi loro ogni bene.

Ho dato a tutti e due la mano; ho detto, vi auguro ogni bene, signori; e sono in obbligo con voi per essere venuti in un posto così distante durante il mio viaggio; specialmente perché siete così cortesi da salutarmi qui.

Ah, cara signora, non potevate risparmiarci lo specialmente? ha detto Mr. Greville. Vieni, Fenwick, ritiriamoci, dimentichiamo la nostra rivalità, riviviamo le ore passate e poi andiamo a impiccarci.

Povero Mr. Orme! La carrozza, subito dopo la partenza, è passata come sai vicino all'ingresso del suo parco. Lui era lì... proprio sulla strada principale. Non l'ho visto fino a quando non gli sono passata accanto. Si è inchinato fino a terra, con una tale aria sconsolata! Povero Mr. Orme! Avrei voluto dirgli qualcosa, quando gli siamo passati davanti, ma la carrozza andava velocissima... perché mai corrono così le carrozze? Ma ho agitato la mano, mi sono affacciata dalla carrozza quel tanto che ho potuto e gli ho rivolto un inchino.

Oh, Miss Byron, ha detto Mrs. Reeves (così ha detto Mr. Reeves), Mr. Orme è un uomo felice.

Se l'avessi pensata come voi, ho detto io, non avrei avuto tanta voglia di parlarci, ma credo che sarei stata lieta di avergli detto una volta: adieu, Mr. Orme, poiché Mr. Orme è un brav'uomo.

Ma, Lucy, il cuore mi si era ammorbidito nel separarmi dai miei cari parenti e amici, e quando il cuore è ammorbidito le impressioni supeficiali diventano profonde.

La casa dei miei cugini è consona alla loro ricchezza; bellissima e ammobiliata con gusto. Mrs. Reeves, sapendo bene che imbrattacarte sono, e ci si aspetta che io sia, mi ha munita di penna, inchiostro e carta in abbondanza. Mi ha fatto subito prendere possesso della mia camera, affinché mi sistemassi per poter obbedire puntualmente ai voleri dei miei amici, ovvero, come sai, scrivere entro un'ora dal mio arrivo. E la cosa mi ha permesso di stare con te, mia cara. Ma scrivendo così presto che cosa può mai essere accaduta?

La mia camera è estremamente elegante. Tuttavia, una libreria ben fornita è per me l'ornamento più attraente in essa. Perdonatemi, cara penna e caro inchiostro! Non devo preferire nulla a voi, poiché a causa vostra spero di trascorrere parte di ogni giornata dentro Selby-House, e anche a questa distanza, divertire con le mie chiacchiere quegli amici che sono sempre così parziali verso di esse.

E ora, mia cara, mia riverita nonna, chiedo la vostra benedizione... la vostra, sempre indulgente zia Selby... e la vostra, mio onorato e parimenti amato zio Selby. Chissà se, da lontano, vi delizierà meno burlarvi della vostra sempre rispettosa Harriet. Ma non dimentico il mio guardiano.

Continua ad amarmi, mia Lucy, visto che farò tutto il possibile per meritare il tuo amore, e fammi sapere come sta la nostra cara Nancy.

Il mio cuore sanguina per lei. Mi sarei considerata sommamente imperdonabile, se avessi accettato la tua gentilmente intesa dispensa da una visita, se fossi venuta in città per tre mesi di fila, senza ripeterle, a viva voce, il mio amore e la mia partecipe preoccupazione per lei. Quanti meriti aggiunge la sua pazienza a tutti gli altri! Quanto me l'hanno resa cara le sue disgrazie! Se mai dovessi essere profondamente afflitta, Dio mi conceda la sua amabile, la sua quasi meritoria pazienza di fronte alla sofferenza!

Saluti affettuosi alla cugina Holles, e a tutti i miei parenti, amici e conoscenti, dalla tua

HARRIET BYRON



Volume I - Letter 5

MISS BYRON TO MISS SELBY.

Jan. 25.

You rejoice me, my dear, in the hopes which you tell me, Dr. Mitchell from London gives you in relation to our Nancy. May our incessant prayers for the restoration of her health be answered!

Three things my aunt Selby, and you, in the name of every one of my friends, enjoined me at parting. The first, To write often, very often, were your words. This injunction was not needful: My heart is with you; and the good news you give me of my grandmamma's health, and of our Nancy, enlarges that heart. The second, To give you a description of the persons and characters of the people, I am likely to be conversant with in this great town. And, thirdly, Besides the general account which you all expected from me of the visits I made and received, you enjoined me to acquaint you with the very beginnings of every address (and even of every silent and respectful distinction, were your words) that the girl whom you all so greatly favour, might receive on this excursion to town.

Don't you remember what my uncle Selby answer'd to this?—I do: And will repeat it, to show, that his correcting cautions shall not be forgotten.

The vanity of the Sex, said he, will not suffer any thing of this sort to escape our Harriet. Women, continued he, make themselves so cheap at the public places, in and about town, that new faces are more enquired after than even fine faces constantly seen. Harriet has an honest artless bloom in her cheeks; she may attract notice as a novice: But wherefore do you fill her head with an expectation of conquests? Women, added he, offer themselves at every public place, in rows, as at a market. Because three or four silly fellows here in the country (like people at an auction, who raise the price upon each other above its value) have bid for her, you think she will not be able to set her foot out of doors, without increasing the number of her followers.

And then my uncle would have it, that my head would be unable to bear the consequence, which the partiality of my other friends gave me.

It is true, my Lucy, that we young women are too apt to be pleased with the admiration pretended for us by the other Sex. But I have always endeavour'd to keep down any foolish pride of this sort, by such considerations as these: That flattery is the vice of men: That they seek to raise us, in order to lower us, and in the end to exalt themselves on the ruins of the pride they either hope to find or inspire: That humility, as it shines brightest in an high condition, best becomes a flattered woman of all women: That she who is puffed up by the praises of men, on the supposed advantages of person, answers their end upon her; and seems to own, that she thinks it a principal part of hers, to be admired by them: And what can give more importance to them, and less to herself, than this? For have not women souls as well as men, and souls as capable of the noblest attainments, as theirs? Shall they not, therefore, be most solicitous to cultivate the beauties of the mind, and to make those of person but of inferior consideration? The bloom of beauty holds but a very few years; and shall not a woman aim to make herself mistress of those perfections that will dignify her advanced age? And then may she be as wise, as venerable—as my grandmamma. She is an example for us, my dear: Who is so much respected, who is so much beloved, both by old and young, as my grandmamma Shirley?

In pursuance of the second injunction, I will now describe some young ladies and gentlemen who paid my cousins their compliments on their arrival in town.

Miss Allestree, daughter of Sir John Allestree, was one. She is very pretty, and very genteel, easy, and free. I believe I shall love her.

Miss Bramber was the second. Not so pretty as Miss Allestree; but agreeable in her person and air; a little too talkative, I think.

It was one of my grandfather's rules to me, Not impertinently to start subjects, as if I would make an ostentation of knowledge; or as if I were fond of indulging a talking humour: But frankness and complaisance required, he used to say, that we women should unlock our bosoms, when we were called upon, and were expected to give our sentiments upon any subject.

Miss Bramber was eager to talk. She seemed, even when silent, to look as if she was studying for something to say, altho' she had exhausted two or three subjects. This charge of volubility I am the rather inclined to fix upon her, as neither Mr. nor Mrs. Reeves took notice to me of it, as a thing extraordinary; which, probably, they would have done, if she had exceeded her usual way. And yet, perhaps, the joy of seeing her newly-arrived friends might have opened her lips. If so, your pardon, sweet Miss Bramber!

Miss Sally, her younger sister, is very amiable and very modest; a little kept down, as it seems, by the vivacity of her elder sister; between whose ages there are about six or seven years: So that Miss Bramber seems to regard her sister as one whom she is willing to remember as the girl she was two or three years ago; for Miss Sally is not above seventeen.

What confirmed me in this, was, that the younger Lady was a good deal more free when her sister was withdrawn, than when she was present; and again pursed-up her really pretty mouth when she returned: And her sister addressed her always by the word Child, with an air of eldership; while the other called her sister, with a look of observance.

These were the Ladies.

The two gentlemen who came with them, were Mr. Barnet, a nephew of Lady Allestree, and Mr. Somner.

Mr. Somner is a young gentleman lately married; very affected, and very opinionated. I told Mrs. Reeves, after he was gone, that I believed he was a dear Lover of his person; and she owned he was. Yet had he no great reason for it. It is far from extraordinary; tho' he was very gaily dressed. His wife, it seems, was a young widow of great fortune; and till she gave him consequence by falling in love with him, he was thought to be a modest good sort of young man; one that had not discovered any more perfections in himself, than other people beheld in him; and this gave her an excuse for liking him. But now he is loquacious, forward, bold; thinks meanly of the Sex; and, what is worse, not the higher of the Lady, for the preference she has given him.

This gentleman took great notice of me; and yet in such a way, as to have me think, that the approbation of so excellent a judge as himself, did me no small honour.

Mr. Barnet is a young man, that I imagine will be always young. At first I thought him only a fop. He affected to say some things, that, tho' trite, were sententious, and carried with them the air of observation. There is some degree of merit in having such a memory, as will help a person to repeat and apply other men's wit with some tolerable propriety. But when he attempted to walk alone, he said things that it was impossible a man of common sense could say. I pronounce therefore boldly about him: Yet by his outward appearance he may pass for one of your pretty fellows; for he dresses very gaily. Indeed if he has any taste, it is in dress; and this he has found out; for he talked of little else, when he led the talk; and boasted of several parts of his. What finished him with me, was, that as often as the conversation seemed to take a serious turn, he arose from his seat, and hummed an Italian air; of which, however, he knew nothing: But the sound of his own voice seemed to please him.

This fine gentleman recollected some high-flown compliments, and, applying them to me, looked as if he expected I should value myself upon them.

No wonder that men in general think meanly of us women, if they believe we have ears to hear, and folly to be pleased with, the frothy things that pass under the name of compliments from such random-shooters as these.

Miss Stevens paid us a visit this afternoon. She is daughter of Colonel Stevens, a very worthy man. She appears sensible and unaffected; has read, my cousin says, a good deal; and yet takes no pride in showing it.

Miss Darlington came with her. They are related. This young Lady has, I find, a pretty taste in poetry. Mrs. Reeves prevailed on her to show us three of her performances. And now, as it was with some reluctance that she showed them, is it fair to say any thing about them? I say it only to you, my friend.—One was, on the parting of two Lovers; very sensible; and so tender, that it showed the fair writer knew how to describe the pangs that may be innocently allowed to arise on such an occasion.—One on the Morning-dawn, and Sun-rise; a subject that gave credit to herself; for she is, it seems, a very early riser. I petitioned for a copy of this, for the sake of two or three of my dear cousins, as well as to confirm my own practice; but I was modestly refused.—The third was on the death of a favourite Linnet; a little too pathetic for the occasion; since were Miss Darlington to have lost her best and dearest friend, I imagine that she had in this piece, which is pretty long, exhausted the subject; and must borrow from it some of the images which she introduces to heighten her distress for the loss of the little songster. It is a very difficult matter, I believe, for young persons of genius to rein-in their imaginations. A great flow of spirits, and great store of images crowding in upon them, carry them too frequently above their subject; and they are apt rather to say all that may be said on their favourite topics, than what is proper to be said. But it is a pretty piece, however.

Thursday Morning.

Lady Betty Williams supped with us the same evening. She is an agreeable woman, the widow of a very worthy man, a near relation of Mr. Reeves. She has a great and just regard for my cousin, and consults him in all affairs of importance. She seems to be turned of Forty; has a son and a daughter; but they are both abroad for education.

It hurt me to hear her declare, that she cared not for the trouble of education; and that she had this pleasure, which girls brought up at home seldom give their mothers; that she and Miss Williams always saw each other, and always parted, as Lovers.

Surely there must be some fault either in the temper of the mother, or in the behaviour of the daughter; and if so, I doubt it will not be amended by seeing each other but seldom. Do not Lovers thus cheat and impose upon one another?

The young gentleman is about Seventeen; his sister about Fifteen: And, as I understand, she is a very lively, and, 'tis feared, a forward girl; shall we wonder, if in a few years time she should make such a choice for her husband as Lady Betty would least of all choose for a son-in-law? What influence can a mother expect to have over a daughter from whom she so voluntarily estranges herself? and from whose example the daughter can receive only hearsay benefits?

But after all, methinks I hear my correcting uncle ask, May not Lady Betty have better reasons for her conduct in this particular, than she gave you?—She may, my uncle, and I hope she has: But I wish she had condescended to give those better reasons, since she gave any; and then you had not been troubled with the impertinent remarks of your saucy kinswoman.

Lady Betty was so kind as to take great notice of me. She desired to be one in every party of pleasure that I am to be engaged in. Persons who were often at public places, she observed, took as much delight in accompanying strangers to them, as if they were their own. The apt comparisons, she said; the new remarks; the pretty wonder; the agreeable passions excited in such, on the occasion, always gave her high entertainment. And she was sure from the observation of such a young Lady, civilly bowing to me, she should be equally delighted and improved. I bowed in silence. I love not to make disqualifying speeches; by such we seem to intimate, that we believe the complimenter to be in earnest, or perhaps, that we think the compliment our due, and want to hear it either repeated or confirmed; and yet, possibly, we have not that pretty confusion, and those transient blushes, ready, which Mr. Greville archly says are always to be at hand when we affect to disclaim the praises given us.

Lady Betty was so good as to stop there; tho' the muscles of her agreeable face showed a polite promptitude, had I, by disclaiming her compliments, provoked them to perform their office.

Am I not a saucy creature?

I know I am. But I dislike not Lady Betty, for all that.

I am to be carried by her to a Masquerade, to a Ridotto; when the season comes, to Ranelagh and Vauxhall: In the mean time, to Balls, Routes, Drums, and so-forth; and to qualify me for these latter, I am to be taught all the fashionable games. Did my dear grandmamma, twenty or thirty years ago, think she should live to be told, That to the Dancing-master, the Singing or Music-master, the high mode would require the Gaming-master to be added for the completing of the female education?

Lady Betty will kindly take the lead in all these diversions.

And now, Lucy, will you not repeat your wishes, that I return to you with a sound heart? And are you not afraid that I shall become a modern fine Lady? As to the latter fear, I will tell you when you shall suspect me—If you find that I prefer the highest of these entertainments, or the Opera itself, well as I love music, to a good Play of our favourite Shakespeare, then, my Lucy, let your heart ache for your Harriet: Then, be apprehensive that she is laid hold on by levity; that she is captivated by the Eye and the Ear; that her heart is infected by the modern taste; and that she will carry down with her an appetite to pernicious gaming; and, in order to support her extravagance, will think of punishing some honest man in marriage.

James has signified to Sally his wishes to be allowed to return to Selby-house. I have not therefore bought him the new liveries I designed for him on coming to town. I cannot bear an uncheerful brow in a servant; and he owning to me, on my talking with him, his desire to return, I have promised that he shall, as soon as Mr. Reeves has provided me with another servant.—Silly fellow! But I hope my aunt will not dismiss him upon it. The servant I may hire may not care to go into the country perhaps, or may not so behave, as that I should choose to take him down with me. And James is honest, and his mother would break her heart, if he should be dismissed our service.

Several servants have already offered themselves; but, as I think people are answerable for the character of such as they choose for their domestics, I find no small difficulty in fixing. I am not of the mind of that great man, whose good-natur'd reason for sometimes preferring men no-ways deserving, was, that he loved to be a friend to those whom no other person would befriend. This was carrying his goodness very far (if he made it not an excuse for himself, for having promoted a man who proved bad afterwards, rather than as supposing him to be so at the time); since else, he seemed not to consider, that every bad man he promoted, ran away with the reward due to a better.

Mr. and Mrs. Reeves are so kind to me, and their servants are so ready to oblige me, that I shall not be very uneasy, If I cannot soon get one to my mind. Only if I could fix on such a one, and if my grandmamma's Oliver should leave her, as she supposes he will, now he has married Ellen, as soon as a good Inn offers, James may supply Oliver's place, and the new servant may continue mine instead of James.

And now that I have gone so low, don't you wish me to put an end to this Letter?—I believe you do.

Well then, with Duty and Love, ever remembered where so justly due, believe me to be, my dear Lucy,

Your truly affectionate
HARRIET BYRON.

I will write separately to what you say of Mr. Greville, Mr. Fenwick, and Miss Orme; yet hope to be time enough for the post.



Volume I - lettera 5

MISS BYRON A MISS SELBY

25 gen.

Mi hai rallegrato, mia cara, con quello che mi hai detto circa le speranze che il dr. Mitchell da Londra ti ha dato riguardo a Nancy. Possano realizzarsi le nostre incessanti preghiere per la sua guarigione!

Tre cose la zia Selby, e tu, a nome di tutti i miei cari, mi avete ingiunto prima di partire. La prima, quella di scrivere spesso, molto spesso, sono state parole tue. Questa prescrizione non era necessaria: il mio cuore è con te, e le buone nuove che mi dai sulla salute della nonna, e della nostra Nancy, allargano quel cuore. La seconda, ovvero di fornirvi la descrizione dell'aspetto e del carattere delle persone, sarò probabilmente in grado di farlo agevolmente in questa grande città. E, terza, al di là delle informazioni generiche che vi aspettate da me sulle visite che faccio e ricevo, mi avete ingiunto di rendervi nota in tutti i particolari qualsiasi cosa sia rivolta (e anche qualsiasi silenzioso e rispettoso omaggio, sono state le tue parole) alla fanciulla che gode dei favori di tutti voi, durante questa escursione in città.

Non ricordi quello che ha risposto in proposito lo zio Selby? Io sì, e lo ripeto, per dimostrare che i suoi giusti consigli non saranno dimenticati.

La vanità del sesso debole, ha detto, non patirà nulla del genere per stare lontana dalla nostra Harriet. Le donne, ha proseguito, si svalutano talmente in pubblico, a Londra e nei dintorni, che volti nuovi sono più richiesti di quelli anche belli visti in continuazione. Harriet ha nelle gote una freschezza genuina e senza artifici; può attrarre l'attenzione come novità, ma perché le riempite la testa con aspettative di conquiste? Le donne, ha aggiunto, si offrono dappertutto in pubblico, in fila, come al mercato. Poiché tre o quattro sciocchi individui qui da noi (come persone a un'asta, che alzano il prezzo a vicenda al di sopra del valore della merce) hanno fatto un'offerta per lei, credete che non sarà in grado di mettere piede fuori di casa senza incrementare il numero dei suoi spasimanti.

E quindi lo zio vorrebbe questo, che la mia mente fosse incapace di sopportare le conseguenze che la parzialità dei miei altri parenti mi ha destinato.

È vero, Lucy mia, che noi giovani donne siamo troppo inclini a essere compiaciute della presunta ammirazione tributataci dall'altro sesso. Ma io ho sempre cercato di tenere a bada ogni sciocco orgoglio del genere, con considerazioni come queste: che l'adulazione è un vizio maschile; che cercano di innalzarci allo scopo di abbassarci, e alla fine di elevarsi sulle rovine di quell'orgoglio che sperano o cercano di suscitare; che l'umiltà, che brilla maggiormente se sta in alto, è più consona a una donna adulata che a tutte le altre; che colei che si insuperbisce per gli elogi degli uomini, immaginando superiorità personali, agevola i loro scopi su di lei, e sembra ammettere di ritenere che essere ammirata da essi sia la parte principali dei suoi; e che cosa può dare maggiore importanza a loro, e meno a lei stessa, di questo? Non si deve quindi essere più ansiose di coltivare le bellezze della mente, e di tenere in minore considerazione quelle dell'aspetto? Il rigoglio della bellezza dura solo pochissimi anni, e non dovrebbe una donna mirare a rendersi padrona di quelle qualità che conferiranno dignità all'età avanzata? E così che si diventa sagge, venerabili... come la nonna. Lei è un esempio per noi, mia cara; chi è così tanto rispettata, chi è così tanto amata, da giovani e vecchi, come mia nonna Shirley?

In conformità alla seconda prescrizione, ora descriverò alcune giovani signore e signori che hanno reso omaggio ai miei cugini all'arrivo in città.

Una è Miss Allestree, figlia di Sir John Allestree. È molto graziosa ed elegante, disinvolta e spigliata. Credo che mi piacerà.

La seconda è Miss Bramber. Non così graziosa come Miss Allestree, ma con un aspetto e un'aria piacevoli; un po' troppo chiacchierona, penso.

È una delle regole che mi ha dato mio nonno, non avviare un argomento in modo impertinente, come se volessi fare sfoggio di cultura, o come volessi indulgere in un eloquio spiritoso; sono richieste schiettezza e cortesia, soleva dire; noi donne dovremmo aprire i nostri cuori, se chiamate a farlo, e ci si aspetta di sentirci esprimere i nostri sentimenti su qualsiasi argomento

Miss Bramber era bramosa di chiacchiere. Anche quando sta zitta sembra come se stesse studiando qualcosa da dire, anche se ha esaurito due o tre argomenti. Questa accusa di loquacità sono io incline a rivolgergliela, dato che sia Mr. che Mrs. Reeves non me ne hanno parlato come qualcosa di straordinario, cosa che probabilmente avrebbero fatto, se fosse andata oltre il suo solito. Ma forse la gioia di incontrare gli amici appena arrivati le aveva sciolto la lingua. Se è così, vi chiedo scusa, dolce Miss Bramber!

Miss Sally, la sorella minore, è molto amabile e molto modesta; un po' messa in ombra, così sembra, dalla vivacità della sorella maggiore, con la quale c'è una differenza di età di circa sei o sette anni, cosicché Miss Bramber sembra occuparsi della sorella come se volesse rammentarsi della ragazza che era due o tre anni fa, poiché Miss Sally non ha più di diciassette anni.

Quello che mi ha confermato in questa impressione è stato che la signora più giovane si comportava molto più liberamente quando la sorella era distante di quando era presente, e poi chiudeva la bocca, davvero graziosa, quando l'altra tornava; e la sorella le si rivolgeva sempre con il termine bambina, con l'aria di una persona più grande, mentre l'altra interpellava la sorella con un atteggiamento rispettoso.

Questo per le signore.

I due gentiluomini arrivati con loro erano Mr. Barnet, un nipote di Lady Allestree, e Mr. Somner.

Mr. Somner è un giovane gentiluomo sposato da poco; molto lezioso e molto ostinato. Ho detto a Mrs. Reeves, dopo che se n'era andato, che credevo fosse un fervente innamorato di se stesso, e lei lo ha ammesso. Eppure non ha molti motivi per esserlo. Non ha nulla di particolare, anche se era vestito in modo appariscente. Sembra che la moglie sia una giovane vedova molto ricca, e finché lei non gli ha dato importanza innamorandosi di lui, era ritenuto un comune bravo giovanotto, uno che non riconosceva a se stesso più qualità di quante gliene riconoscevano gli altri; e questo aveva dato a lei la scusa per farselo piacere. Ma ora è diventato loquace, insolente e baldanzoso; ha scarsa stima del sesso debole e, quel che è peggio, non stima di più la moglie per la preferenza che gli ha accordato.

Questo gentiluomo mi ha prestato una grandissima attenzione, e in una maniera tale da farmi pesare che l'approvazione di un giudice eccellente come lui mi faceva non poco onore.

Mr. Barnet è un giovanotto che immagino resterà sempre giovane. In un primo momento l'ho ritenuto solo un damerino. Ha cominciato col dire cose che, sebbene banali, suonavano sentenziose e pronunciate come citazioni. C'è un qualche merito in una memoria del genere, che permette a una persona di ripetere e usare l'arguzia di altri in modo tollerabilmente appropriato. Ma quando ha cercato da fare da solo, ha detto cose che nessun uomo di buonsenso potrebbe dire. Mi pronuncio quindi su di lui in modo netto, ma con la sua apparenza esteriore potrebbe passare per uno dei tuoi graziosi seguaci, dato che si veste in modo molto appariscente. In effetti, se ha un po' di gusto, è nel vestire, e lo sa, poiché parla di poco altro, quando conduce la chiacchierata, e si vanta di diverse parti del suo abbigliamento. Quello che me lo ha fatto proprio scadere è stato che ogni volta che la conversazione sembrava prendere un andamento più serio, si alzava e canticchiava un'aria italiana, della quale, tuttavia, non capiva nulla; ma sembrava apprezzare molto il suono della sua voce.

Questo raffinato gentiluomo ha messo insieme alcuni pomposi complimenti, e, rivolgendoli a me, sembrava come se si aspettasse che la mia autostima si basasse su di essi.

Nessuna meraviglia che gli uomini in generale abbiano scarsa stima di noi donne, se pensano che abbiamo orecchie per sentire e siamo così stupide da gradire quelle cose vuote definite complimenti, provenienti da uno che li spara a casaccio come lui.

Questo pomeriggio ci ha fatto visita Miss Stevens. È la figlia del colonnello Stevens, un uomo degnissimo. Sembra assennata e spontanea; mia cugina dice che ha letto un bel po', ma non ha la boria di ostentarlo.

Con lei è venuta Miss Darlington. Sono imparentate. Trovo che sia una signorina con un notevole gusto per la poesia. Mrs. Reeves ha insistito per farci mostrare tre delle sue fatiche. E ora, dato che le ha mostrate con una qualche riluttanza, è giusto dirne qualcosa? Lo dico solo a te, amica mia. Una era sulla separazione di due innamorati; molto sentita, e talmente piena di tenerezza che rivelava come la bella autrice sapesse come descrivere le pene che possono essere suscitate dall'innocenza in occasioni del genere. Una sull'inizio del mattino e il sorgere del sole, un argomento che le era congeniale, poiché sembra che sia molto mattiniera. Ho chiesto con insistenza una copia di quest'ultima, per due o tre delle mie care cugine, così come per rafforzare le mie abitudini, ma mi è stata rifiutata con fare modesto. La terza era sulla morte di un amato fanello; un po' troppo patetica per l'occasione, dato che ove Miss Darlington dovesse perdere il suo migliore e più caro amico, immagino che in questo pezzo, piuttosto lungo, abbia esaurito l'argomento, e dovrà prendere in prestito alcune delle immagini che ha inserito per intensificare la sofferenza per la perdita del piccolo uccello canoro. Credo sia complicato per le persone giovani di genio tenere imbrigliata la propria immaginazione. In loro si affollano molti stati d'animo, e un gran numero di immagini, portandoli troppo spesso al di là dell'argomento scelto, e tendono a dire tutto ciò che può essere detto sui loro soggetti preferiti, più di quello che sarebbe appropriato dire. Comunque, è un pezzo discreto.

Giovedì mattina

La stessa sera Lady Betty Williams ha cenato con noi. È una donna simpatica, vedova di un uomo molto rispettabile, un amico intimo di Mr. Reeves. Ha una grande e giustificata stima di mio cugino, e lo consulta per tutti gli affari importanti. Sembra un po' oltre i quaranta; ha un figlio e una figlia, ma sono entrambi all'estero a studiare.

Mi ha urtata sentirla affermare che non gradisce occuparsi dell'istruzione, e che gode di un piacere che le ragazze cresciute in casa di rado forniscono alle madri, ovvero il fatto che lei e Miss Williams si vedono, e si separano, sempre come se fossero innamorate.

Ci dev'essere sicuramente qualche difetto o nel carattere della madre o nel comportamento della figlia, e se è così, ho il dubbio che non sarà corretto vedendosi solo di rado. Gli innamorati non si ingannano a vicenda e non si impongono l'uno all'altro in questo modo?

Il giovane gentiluomo ha circa diciassette anni; la sorella circa quindici, e, da quanto ho capito, lei è una ragazza molto vivace e, si teme, sfacciata; dovremmo forse meravigliarci se nell'arco di qualche anno lei sceglierà un marito che Lady Betty considererà di tutte le scelte quella meno adatta a un genero? Quale influenza ci si può aspettare che abbia una madre su una figlia dalla quale si estranea così volentieri? e del cui esempio la figlia si può giovare solo per sentito dire?

Ma, dopo tutto, mi sembra di sentire mio zio precettore chiedere: Non può Lady Betty avere motivi migliori di quelli che ti ha fornito per comportarsi così in questo frangente? Potrebbe, caro zio, e spero che li abbia, ma avrei voluto sentirla degnarsi di fornire questi motivi migliori, dato che non ne ha fornito alcuno, e allora non avreste avuto il fastidio dei commenti impertinenti della vostra sfacciata parente.

Lady Betty è stata così gentile da dedicarmi molto interesse. Vuole partecipare a qualsiasi piacevolezza nella quale sia impegnata io. Le persone che vanno spesso in luoghi pubblici, ha osservato, sono felicissime di accompagnarvi dei nuovi arrivati, come se fossero dei loro. Gli appropriati confronti, ha detto, i commenti diversi, il grazioso stupore, i simpatici trasporti che essi provano in tali occasioni le forniscono sempre tanto divertimento. Ed era certa, nell'osservare una tale giovane donna, con un cortese inchino verso di me, che ne sarebbe stata sia deliziata che avvantaggiata. Sono rimasta in silenzio e ho fatto un inchino. Non mi piace fare discorsi a vanvera, dai quali sembra di capire che riteniamo sincero chi ci fa dei complimenti, o, forse, che riteniamo dovuti quei complimenti, e li vogliamo sentire ripetuti e confermati; e poi, se possibile, evito la graziosa confusione, e quei rossori passeggeri, pronti all'uso, che Mr. Greville afferma con malizia che debbono essere sempre a portata di mano quando fingiamo di smentire le lodi che ci vengono tributate.

Lady Betty è stata così buona da fermarsi lì, anche se i muscoli del suo amabile volto rivelavano una garbata prontezza, se, negando i suoi complimenti, li avessi stimolati a eseguire il loro compito.

Non sono forse una creatura insolente?

So di esserlo. Ma comunque Lady Betty non mi dispiace.

Mi porterà a un ballo in maschera, in un locale pubblico, quando comincerà, la stagione a Raneleigh e a Vauxhall; nel frattempo, balli, passeggiate, feste private e così via; e per rendermi adatta a queste ultime mi stanno insegnando tutti i giochi di carte alla moda. Mia nonna, venti o trent'anni fa, avrebbe mai pensato di essere ancora viva per sentirsi dire che uno stile di vita elevato avrebbe richiesto di aggiungere un maestro del gioco di carte al maestro di ballo e a quelli di canto e di musica per completare l'istruzione femminile?

Lady Betty farà cortesemente da guida in tutti questi svaghi.

E ora, Lucy, non vuoi ripetere il tuo desiderio di vedermi tornare col cuore illeso? E non temi che diventerò una signora moderna e raffinata? Quanto a quest'ultimo timore, ti dirò quando dovrai sospettarmi... se scoprirai che preferisco il più elevato di questi intrattenimenti, oppure la stessa Opera, per quanto io ami la musica, a una bella commedia del nostro prediletto Shakespeare; allora, Lucy mia, fa' che ti si stringa il cuore per la tua Harriet; poi sii in ansia nel vederla adagiata nella frivolezza, affascinata solo da ciò che sente e vede, con il cuore contagiato dal gusto moderno e tornata con un robusto appetito per il funesto gioco d'azzardo, e, allo scopo di agevolare la propria prodigalità, punire un onest'uomo sposandolo.

James ha espresso a Sally il desiderio di poter tornare a Selby-House. Non gli ho quindi comprato le nuove livree che avevo deciso per lui venendo in città. Non sopporto il broncio in un domestico, e dato che, quando ci ho parlato, mi ha chiesto di tornare, gli ho promesso che tornerà, non appena Mr. Reeves mi avrà procurato un nuovo domestico. Che sciocco! Ma spero che mia zia non lo licenzi per questo. Al domestico che assumo non è consentito di voler tornare in campagna, non deve comportarsi così, se decido di portarlo con me. E James è onesto, e alla madre si spezzerebbe il cuore se dovessimo licenziarlo.

Si sono già offerti diversi domestici, ma trovo non poca difficoltà nello scegliere. Non sono del parere di quel grand'uomo, il cui benevolo motivo per preferire talvolta persone nient'affatto meritevoli era di voler essere amico di coloro che nessun altro vorrebbe aiutare. Ciò faceva andare molto oltre la sua bontà (se non usava la cosa come giustificazione per aver favorito una persona che si era dimostrata incapace dopo, più che averla immaginata tale al momento); d'altronde, non sembrava considerare che ogni incapace che favoriva se ne andava con il compenso dovuto a qualcuno migliore di lui.

Mr. e Mrs. Reeves sono così gentili con me, e i loro domestici così solerti nel compiacermi, che non dovrei sentirmi a disagio, se non dovessi trovarne subito uno di mio gradimento. Se solo potessi sceglierne uno simile, e se l'Oliver di mia nonna dovesse lasciarla, come si presume voglia fare ora che si è sposato con Ellen, non appena si renda disponibile una buona locanda, James potrebbe prendere il posto di Oliver, e il nuovo domestico diventare il mio in sostituzione di James.

E ora che sono caduta così in basso, non vuoi forse che metta fine a questa lettera? Credo di sì.

Be', allora, con deferenza e amore, sempre rammentando come siano giustamente dovute entrambe le cose, credimi, mia cara Lucy

la tua sinceramente affezionata
HARRIET BYRON

Scriverò separatamente su quello che dici di Mr. Greville, Mr. Fenwick e Miss Orme, ma spero di fare in tempo per la spedizione.



Volume I - Letter 6

MISS BYRON TO MISS SELBY.

Sat. Jan. 28.

As to what you say of Mr. Greville's concern on my absence (and, I think, with a little too much feeling for him) and of his declaring himself unable to live without seeing me; I have but one fear about it; which is, that he is forming a pretence from his Violent Love, to come up after me: And if he does, I will not see him, if I can help it.

And do you indeed believe him to be so much in Love? By your seriousness on the occasion, you seem to think he is. O my Lucy! What a good heart you have! And did he not weep when he told you so? Did he not turn his head away, and pull out his handkerchief?—O these dissemblers! The hyaena, my dear, was a male devourer. The men in malice, and to extenuate their own guilt, made the creature a female. And yet there may be male and female of this species of monsters. But as women have more to lose with regard to reputation than men, the male hyaena must be infinitely the more dangerous creature of the two; since he will come to us, even into our very houses, fawning, cringing, weeping, licking our hands; while the den of the female is by the highway-side, and wretched youths must enter into it, to put it in her power to devour them.

Let me tell you, my dear, that if there be an artful man in England, with regard to us women (artful equally in his free speaking, and in his sycophancies) Mr. Greville is the man. And he intends to be so too, and values himself upon his art. Does he not as boldly as constantly insinuate, That flattery is dearer to a woman than her food? Yet who so gross a flatterer as himself, when the humour is upon him? And yet at times he wants to build up a merit for sincerity or plain-dealing, by saying free things.

It is not difficult, my dear, to find out these men, were we earnest to detect them. Their chief strength lies in our weakness. But however weak we are, I think we should not add to the triumph of those who make our weakness the general subject of their satire. We should not prove the justice of their ridicule by our own indiscretions. But the traitor is within us. If we guard against ourselves, we may bid defiance to all the arts of man.

You know, that my great objection to Mr. Greville is for his immoralities. A man of free principles, shown by practices as free, can hardly make a tender husband, were a woman able to get over considerations that she ought not to get over. Who shall trust for the performance of his second duties, the man who avowedly despises his first? Mr. Greville had a good education: He must have taken pains to render vain the pious precepts of his worthy father; and still more, to make a jest of them.

Three of his women we have heard of, besides her whom he brought with him from Wales. You know he has only affected to appear decent, since he has cast his eyes upon me. The man, my dear, must be an abandoned man, and must have a very hard heart, who can pass from woman to woman, without any remorse for a former, whom, as may be supposed, he has by the most solemn vows seduced. And whose leavings is it, my dear, that a virtuous woman takes, who marries a profligate?

Is it not reported, that his Welshwoman, to whom, at parting, he gave not sufficient for a twelvemonth's scanty subsistence, is now upon the town? Vile man! He thinks it to his credit, I have heard, to own it a seduction, and that she was not a vicious creature till he made her so.

One only merit has Mr. Greville to plead in this black transaction: It is, That he has, by his whole conduct in it, added a warning to our Sex. And shall I, despising the warning, marry a man, who, specious as he is in his temper, and lively in his conversation, has shown so bad a nature?

His fortune, as you say, is great. The more inexcusable therefore is he for his niggardliness to his Welshwoman. On his fortune he presumes: It will procure him a too easy forgiveness from others of our Sex: But fortune without merit will never do with me, were the man a prince.

You say that if a woman resolves not to marry till she finds herself addressed to by a man of strict virtue, she must be for ever single. If this be true, what wicked creatures are men! What a dreadful abuse of passions, given them for the noblest purposes, are they guilty of!

I have a very high notion of the marriage-state. I remember what my uncle once averred; That a woman out of wedlock is half useless to the end of her being. How indeed do the duties of a good Wife, of a good mother, and a worthy matron, well performed, dignify a woman! Let my aunt Selby's example, in her enlarged sphere, set against that of any single woman of like years moving in her narrow circle, testify the truth of the observation. My grandfather used to say, that families are little communities; that there are but few solid friendships out of them; and that they help to make up worthily, and to secure, the great community, of which they are so many miniatures.

But yet it is my opinion, and I hope, that I never by my practice shall discredit it, that a woman who, with her eyes open, marries a profligate man, had, generally, much better remain single all her life; since it is very likely, that by such a step she defeats, as to herself, all the good ends of society. What a dreadful, what a presumptuous risk runs she, who marries a wicked man, even hoping to reclaim him, when she cannot be sure of keeping her own principles!—Be not deceived; evil communication corrupts good manners; is a caution truly apostolical.

The text you mention of the unbelieving husband being converted by the believing wife, respects, as I take it, the first ages of Christianity; and is an instruction to the converted wife to let her unconverted husband see in her behaviour to him, while he beheld her chaste conversation coupled with fear, the efficacy upon her own heart of the excellent doctrines she had embraced. It could not have in view the woman who, being single, chose a pagan husband in hopes of converting him. Nor can it give encouragement for a woman of virtue and religion to marry a profligate in hopes of reclaiming him. Who can touch pitch, and not be defiled?

As to Mr. Fenwick, I am far from having a better opinion of him than I have of Mr. Greville. You know what is whispered of him. He has more decency however: He avows not free principles, as the other does. But you must have observed how much he seems to enjoy the mad talk and free sentiments of the other: And that other always brightens up and rises in his freedoms and impiety, on Mr. Fenwick's sly applauses and encouraging countenance. In a word, Mr. Fenwick, not having the same lively things to say, nor so lively an air to carry them off, as Mr. Greville has, tho' he would be thought not to want sense, takes pains to show that he has as corrupt an heart. If I thought anger would not give him consequence, I should hardly forbear to show myself displeased, when he points by a leering eye, and by a broad smile, the free jest of the other, to the person present whom he thinks most apt to blush, as if for fear it should be lost; and still more, when on the mantling cheek's showing the sensibility of the person so insulted, he breaks out into a loud laugh, that she may not be able to recover herself.

Surely these men must think us women egregious hypocrites: They must believe that we only affect modesty, and in our hearts approve of their freedom. For can it be supposed, that such as call themselves gentlemen, and who have had the education and opportunities that these two have had, would give themselves liberties of speech on purpose to affront us?

I hope I shall find the London gentlemen more polite than these our neighbours of the Fox-chase. And yet hitherto I have seen no great cause to prefer them to the others. But about the Court, and at the fashionable public places, I expect wonders. Pray Heaven, I may not be disappointed!

Thank Miss Orme, in my name, for the kind wishes she sends me. Tell her, that her doubts of my affection for her are not just; and that I do really and indeed love her. Nor should she want the most explicit declarations of my Love, were I not more afraid of her in the character of a Sister to a truly respectable man, than doubtful of her in that of a friend to me: In which latter light, I even joy to consider her. But she is a little naughty, tell her, because she is always leading to one subject. And yet, how can I be angry with her for it, if her good opinion of me induces her to think it in my power to make the brother happy, whom she so dearly and deservedly loves? I cannot but esteem her for the part she takes.—And this it is that makes me afraid of the artlessly-artful Miss Orme.

It would look as if I thought my Duty, and Love, and Respects, were questionable, if in every Letter I repeated them to my equally honoured and beloved benefactors, friends, and favourers. Suppose them therefore always included in my subscription to you, my Lucy, when I tell you, that I am, and will be,

Your ever-affectionate
HARRIET BYRON.



Volume I - lettera 6

MISS BYRON A MISS SELBY

Sabato 28 gen.

Circa quanto dici sull'interesse di Mr. Greville per la mia assenza (penso con un po' troppa compassione per lui) e il suo dichiararsi incapace di vivere senza vedermi, ho un solo timore al riguardo, ovvero che stia simulando a bella posta un amore violento, per potermi seguire, e se lo fa, non lo riceverò, se potrò farne a meno.

E tu credi davvero che sia così tanto innamorato di me? Da come ne discuti seriamente sembri ritenere che lo sia. Oh, Lucy mia! Che buon cuore che hai! E non piangeva quando te lo ha detto? Non si è voltato, tirando fuori il fazzoletto? Oh, questi ipocriti! La iena, mia cara, è un maschio divoratore. L'uomo malvagio, per mitigare la propria colpa, trasforma la creatura in una femmina. Eppure, mostri del genere possono essere sia maschi che femmine. Ma dato che le donne hanno più da perdere in reputazione rispetto agli uomini, le iene maschio sono infinitamente le più pericolose delle due, visto che vengono da noi, anche nelle nostre stesse case, con fare adulatorio e servile, piangendo, leccandoci le mani, mentre la tana delle femmine è sulla strada principale, e i miseri giovani devono entrarci per metterle in grado di divorarli.

Lascia che ti dica, mia cara, che se in Inghilterra c'è una persona scaltra, riguardo a noi donne (scaltra sia nella scioltezza di lingua che nell'adulazione), quella persona è Mr. Greville. E vuole essere così, e giudica se stesso in base a questa sua abilità. Non insinua costantemente e in modo baldanzoso che le donne amano le lusinghe più del cibo? Chi mai è un adulatore come lui, quando ne ha voglia? Eppure, a volte vuole crearsi una parvenza di sincerità o di comportamento corretto, dicendo cose non artificiose.

Non sarebbe difficile, mia cara, smascherare uomini del genere, se volessimo davvero scoprirli. La loro maggiore forza sta nella nostra debolezza. Ma, per quanto noi si sia deboli, credo che non dovremmo aggiungerci al trionfo di coloro che fanno della nostra debolezza l'argomento generale del loro sarcasmo. Non dovremmo rendere giustizia alla loro derisione con la nostra imprudenza. Ma tra noi c'è chi tradisce. Se ci guardiamo da noi stesse saremo in grado di sfidare tutte le arti degli uomini.

Sai che la mia maggiore obiezione nei confronti di Mr. Greville riguarda la sua immoralità. Un uomo senza princìpi, che agisce di conseguenza, può difficilmente essere un marito affettuoso, anche se una donna fosse in grado di minimizzare cose che non dovrebbe minimizzare. Chi può fidarsi di azioni riguardanti doveri secondari, in un uomo che disdegna apertamente quelli primari? Mr. Greville ha una buona istruzione. Ha dovuto prendersi il disturbo di rendere vani i pii precetti del suo ottimo padre, e, peggio ancora, di prendersi gioco di essi.

Abbiamo sentito parlare di tre donne, oltre a quella che ha portato con sé dal Galles. Come sai, ha solo finto di essere rispettabile, da quando ha messo gli occhi su di me. Un uomo, mia cara, dev'essere poco serio, e deve avere un cuore di pietra, per passare da una donna all'altra, senza alcun rimorso verso la precedente, che, come si può immaginare, ha sedotto con i giuramenti più solenni. E che cosa mai può rimanere, mia cara, a una donna che sposa un dissoluto?

Non si dice che quella sua gallese, alla quale, all'atto della separazione, ha dato mezzi nemmeno sufficienti a un anno di magro mantenimento, sia ora a Londra? Che uomo spregevole! Pensa che vada a suo credito, così ho sentito dire, ammettere che l'abbia sedotta, e che lei non fosse una creatura viziosa fino a quando lui non l'ha resa tale.

Un solo merito ha da rivendicare Mr. Greville in questa oscura operazione, ovvero che ha, per la sua intera condotta in essa, aggiunto un monito al nostro sesso. E io dovrei, disdegnando quel monito, sposare un uomo che, ingannevole com'è il suo carattere, e briosa la sua conversazione, ha dimostrato una natura così malvagia?

Come sai, ha un patrimonio molto consistente. È quindi ancora più ingiustificabile la sua spilorceria nei confronti della sua gallese. Egli immagina che il suo patrimonio gli procurerà un troppo facile perdono da altre del nostro sesso, ma il patrimonio senza merito non farà mai per me, anche se l'uomo fosse un principe.

Tu dici che se una donna decide di non sposarsi fino a quando non viene corteggiata da un uomo di perfetta virtù, si ritroverà a restare per sempre nubile. Se questo è vero, che perfide creature sono gli uomini! Di che tremendo abuso di passioni, donate a loro per gli scopi più nobili, sono colpevoli!

Ho la più alta considerazione dello stato matrimoniale. Ricordo quanto asserì una volta mio zio: che una donna al di fuori del vincolo coniugale è quasi inutile agli scopi della sua esistenza. Quanto invece i doveri di buona moglie, di buona madre e di rispettabile angelo del focolare, se ben adempiuti, donano dignità a una donna! Guarda, per esempio, quanto mia zia Selby, nella sua sfera allargata, messa a confronto con qualsiasi donna nubile della stessa età che si muove nel proprio circolo ristretto, confermi la verità di questa considerazione. Mio nonno era solito dire che le famiglie sono piccole comunità, che al di fuori di esse ci sono soltanto poche solide amicizie, e che esse aiutano a far crescere in modo degno, e a rendere sicura, la grande comunità della quale costituiscono le tante miniature.

Ma sono dell'avviso, e spero, che il mio modo d'agire non smentisca mai che una donna che, con gli occhi ben aperti, sposi un uomo dissoluto, avrebbe generalmente fatto meglio a restare nubile per tutta la vita, dato che è molto probabile che con un passo del genere deluda, oltre che se stessa, tutte le finalità positive della società. Che terribile, che presuntuoso rischio corre colei che sposa un uomo malvagio, anche se spera di redimerlo, mentre non può essere certa di restare fedele ai propri princìpi! Non lasciatevi ingannare; le cattive compagnie corrompono i buoni costumi; (1) è un ammonimento davvero apostolico.

Il testo di cui parli, in cui il marito incredulo viene convertito dalla moglie credente, si rifà, per come la vedo io, ai primi anni della cristianità, ed è un insegnamento alla moglie convertita per far sì che il marito non convertito veda nel comportamento che lei ha verso di lui, mentre egli ascolta con timore la pudica conversazione della moglie, l'efficacia che hanno sul cuore le eccellenti teorie che lei ha abbracciato. Un testo che può non far venire in mente la donna che, essendo nubile, sceglie un marito pagano con la speranza di convertirlo. Né può incoraggiare una donna virtuosa e religiosa a sposare un dissoluto con la speranza di redimerlo. Chi può toccare il fuoco e non restare scottato?

Quanto a Mr. Fenwick, sono ben lungi dall'avere più stima di lui di quanta ne abbia di Mr. Greville. Sai che cosa si è mormorato di lui. Tuttavia, è più discreto. Non dichiara di essere senza princìpi come fa l'altro. Ma devi aver osservato quanto sembri apprezzare l'eloquio insensato e i sentimenti in libertà dell'altro, e come l'altro si senta stimolato a esaltare la sua libertà di pensiero ed empietà, di fronte ai maliziosi plausi e all'aria incoraggiante di Mr. Fenwick, In poche parole, Mr. Fenwick, non avendo da dire le stesse cose brillanti, e non essendo brillante come Mr. Greville, si ingegna a dimostrare di avere un cuore parimenti corrotto. Se non credessi che la collera potrebbe dargli importanza, non eviterei di mostrarmi scontenta quando guarda con occhi maliziosi e un largo sorriso il motteggio disinvolto verso qualcuno, rivolgendosi alla persona che ritiene più adatta ad arrossire, come se avesse timore di vederlo andare sprecato; e ancora di più, quando di fronte a gote che rivelano le sensazioni della persona così insultata, scoppia in una sonora risata, affinché lei non sia in grado di riprendersi.

Di sicuro uomini del genere credono noi donne delle vere ipocrite; devono ritenere che la modestia la fingiamo soltanto, mentre in cuor nostro approviamo le libertà che si prendono. Si può forse supporre che coloro che si ritengono gentiluomini, e che hanno avuto l'istruzione e le opportunità concesse a questi due, si prenderebbero la libertà di parlare con l'intento di offenderci?

A Londra spero di trovare gentiluomini più educati di questi due compagni di cacce alla volpe. Però, finora non ho avuto molti motivi per preferirli ad essi. Ma dalla Corte, e dai posti alla moda, mi aspetto miracoli. Voglia il cielo che io non rimanga delusa!

Ringrazia Miss Orme a nome mio per i gentili saluti che mi ha mandato. Dille che i suoi dubbi sul mio affetto per lei sono ingiustificati, e che le voglio bene davvero e sul serio. Non le farei mancare dichiarazioni più esplicite del mio affetto, se non avessi più timore di lei nella veste di sorella di un uomo così autenticamente rispettabile, che dubbi su di lei in quella di mia amica, e in quest'ultima veste sarò sempre felice di considerarla. Ma è un po' birichina, dille, perché va sempre a finire su un argomento. Ma come potrei essere in collera con lei per questo, se la sua stima per me la induce a credere che sia in mio potere rendere felice il fratello, che lei ama così tanto e meritatamente? Non posso che apprezzarla per la parte che si è imposta. E questo è ciò che mi fa paura della ingenua astuzia di Miss Orme.

Sembrerebbe come se ritenessi che la mia deferenza, il mio affetto e i miei omaggi fossero contestabili, se li reiterassi in ogni lettera ai miei onorati e del pari amati benefattori, amici e sostenitori. Immaginali quindi sempre acclusi nella mia firma, Lucy mia, quando ti dico che sono, e sarò,

la tua sempre affezionata
HARRIET BYRON



(1) Prima lettera ai Corinzi 15:33.



Volume I - Letter 7

MR. SELBY TO MISS BYRON.

Selby-house, Jan. 30.

Well! and now there wants but a London Lover or two to enter upon the stage, and Vanity-Fair will be proclaimed, and directly opened. Greville every-where magnifying you, in order to justify his flame for you: Fenwick exalting you above all women: Orme adoring you, and by his humble silence saying more than any of them: Proposals besides from this man: Letters from that: What scenes of flattery and nonsense have I been witness to for these past three years and half, that young Mr. Elford began the dance? Single! Well may you have remained single till this your twentieth year, when you have such choice of admirers, that you don't know which to have. So in a Mercer's shop, the tradesman has a fine time with you women; when variety of his rich wares distract you; and fifty to one at last, but as well in men as silks, you choose the worst, especially if the best is offered at first, and refused: For women know better how to be sorry, than to amend.

"It is true, say you, that we young women are apt to be pleased with admiration—" O-ho! Are you so? And so I have gained one point with you at last; have I?

"But I have always endeavoured" [And I, Harriet, wish you had succeeded in your endeavours] to keep down any foolish pride"—Then you own that pride you have?—Another point gained! Conscience, honest conscience, will now-and-then make you women speak out. But now I think of it, here is vanity in the very humility. Well say you endeavoured, when female pride, like Love, tho' hid under a barrel, will flame out at the bung.

Well, said I, to your aunt Selby, to your grandmamma, and to your cousin Lucy, when we all met to sit in judgment upon your Letters, now I hope you'll never dispute with me more on this flagrant love of admiration, which I have so often observed swallows up the hearts and souls of you all; since your Harriet is not exempt from it; and since with all her speciousness, with all her prudence, with all her caution, she (taken with a qualm of conscience) owns it.

But, no, truly! All is right that you say: All is right that you do!—Your very confessions are brought as so many demonstrations of your diffidence, of your ingenuousness, and I cannot tell what.

Why, I must own, that no father ever loved his daughter, as I love my niece: But yet, girl, your faults, your vanities, I do not love. It is my glory, that I think myself able to judge of my friends as they deserve; not as being my friends. Why, the best beloved of my heart, your aunt herself—you know, I value her now more, now less, as she deserves. But with all those I have named, and with all your relations indeed, their Harriet cannot be in fault. And why? Because you are related to them; and because they attribute to themselves some merit from the relation they stand in to you. Supererogatorians all of them (I will make words whenever I please) with their attributions to you; and because you are of their Sex, forsooth; and because I accuse you in a point in which you are all concerned, and so make a common cause of it.

Here one exalts you for your good sense; because you have a knack, by help of an happy memory, of making every thing you read, and every thing that is told you, that you like, your own (your grandfather's precepts particularly); and because, I think, as your own what you have borrowedin questo c'è una duoplicità, if not stolen.

Another praises you for your good-nature—The deuce is in it, if a girl who has crowds of admirers after her, and a new Lover wherever she shows her bewitching face; who is blest with health and spirits; and has every-body for her friend, let her deserve it or not; can be ill-natur'd. Who can such a one have to quarrel with, trow?

Another extols you for your cheerful wit, even when displayed, bold girl as you are, upon your uncle; in which indeed you are upheld by the wife of my bosom, whenever I take upon me to tell you what ye all, even the best of ye, are.

Yet sometimes they praise your modesty: And why your modesty? Because you have a skin in a manner transparent; and because you can blush—I was going to say, whenever you please.

At other times, they will find out, that you have features equally delicate and regular; when I think, and I have examined them jointly and separately, that all your takingness is owing to that open and cheerful countenance, which gives them a gloss (or what shall I call it?) that we men are apt to be pleased with at first sight. A gloss that takes one, as it were, by surprise. But give me the beauty that grows upon us every time we see it; that leaves room for something to be found out to its advantage, as we are more and more acquainted with it.

"Your correcting uncle," you call me. And so I will be. But what hope have I of your amendment, when every living soul, man, woman, and child, that knows you, puffs you up? There goes Mr. Selby, I have heard strangers say—And who is Mr. Selby, another stranger has ask'd? Why, Mr. Selby is uncle to the celebrated Miss Byron.—Yet I, who have lived fifty years in this county, should think I might be known on my own account; and not as the uncle of a girl of twenty.

"Am I not a saucy creature?" in another place you ask. And you answer, "I know I am." I am glad you do. Now may I call you so by your own authority, I hope. But with your aunt, it is only the effect of your agreeable vivacity. What abominable partiality! E'en do what you will, Harriet, you'll never be in fault. I could almost wish—But I won't tell you what I wish neither. But something must betide you, that you little think of; depend upon that. All your days cannot be halcyon ones. I would give a thousand pounds with all my soul, to see you heartily in love: Ay, up to the very ears, and unable to help yourself! You are not thirty yet, child. And, indeed, you seem to think the time of danger is not over. I am glad of your consciousness, my dear. Shall I tell Greville of your doubts, and of your difficulties, Harriet? As to the ten coming years, I mean? And shall I tell him of your prayer to pass them safely?—But is not this wish of yours, that ten years of bloom were over-past, and that you were arrived at the thirtieth year of your age, a very singular one?—A flight! A mere flight! Ask ninety-nine of your Sex out of an hundred, if they would adopt it.

In another Letter you ask Lucy, "If Mr. Greville has not said, that flattery is dearer to a woman than her food." Well, niece, and what would you be at? Is it not so?—I do aver, that Mr. Greville is a sensible man; and makes good observations.

"Men's chief strength, you say, lies in the weakness of women." Why so it does. Where else should it lie? And this from their immeasurable love of admiration and flattery, as here you seem to acknowledge of your own accord, tho' it has been so often perversely disputed with me. Give you women but rope enough, you'll do your own business.

However, in many places you have pleased me. But no-where more than when you recollect my averment (without contradicting it; which is a rarity!) "that a woman out of wedlock is half useless to the end of her being." Good girl! That was an assertion of mine, and I will abide by it. Lucy simper'd when we came to this place, and look'd at me. She expected, I saw, my notice upon it; so did your aunt: But the confession was so frank, that I was generous, and only said, True as the gospel.

I have written a long Letter: Yet have not said one quarter of what I intended to say when I began. You will allow that you have given your correcting Uncle, ample subject. But you fare something the better for saying, "you unbespeak not your monitor."

You own, that you have some vanity. Be more free in your acknowledgements of this nature (you may; for are you not a woman?) and you'll fare something the better for your ingenuousness; and the rather, as your acknowledgements will help me up with your aunt and Lucy, and your grandmamma, in an argument I will not give up.

I have had fresh applications made to me—But I will not say from whom: Since we have agreed long ago, not to prescribe to so discreet a girl, as, in the main, we all think you, in the articles of Love and Marriage.

With all your faults I must love you. I am half ashamed to say how much I miss you already. We are all naturally cheerful folks: Yet, I don't know how it is; your absence has made a strange chasm at our table. Let us hear from you every post: That will be something. Your doting aunt tells the hours on the day she expects a Letter. Your grandmother is at present with us, and in heart I am sure regrets your absence: But as your tenderness to her has kept you from going to London for so many years, she thinks she ought to be easy. Her example goes a great way with us all, you know, and particularly with

Your truly affectionate
(tho' correcting) Uncle,
GEO. SELBY.



Volume I - lettera 7

MR. SELBY A MISS BYRON

Selby-house, 30 gen.

Bene! e ora manca solo l'entrata in scena di uno o due innamorati londinesi, e La fiera delle vanità sarà proclamata e subito aperta. Greville ti esalta dappertutto, allo scopo di giustificare il suo ardore nei tuoi confronti; Fenwick ti mette al di sopra di tutte le donne; Orme ti adora, e col suo umile silenzio dice molto di più di ciascuno di essi; proposte di matrimonio da questo; lettere da quell'altro; di quali scene di adulazione e insensatezza non sono stato testimone nei tre anni e mezzo passati, da quando il giovane Mr. Elford ha aperto le danze? Nubile! Chissà come avrai fatto a restare nubile fino a vent'anni, visto che hai un tale stuolo di ammiratori da non sapere proprio chi scegliere. Come in una merceria, dove il negoziante dedica tempo a voi donne, e la varietà della sua ricca mercanzia confonde, e cinquanta a uno che alla fine, sia con gli uomini che con la seta, sceglierete la cosa peggiore, specialmente se quella migliore era stata offerta all'inizio, e rifiutata, poiché le donne sanno più rammaricarsi che correggersi.

"È vero, dici, che noi giovani donne siamo inclini a essere compiaciute dall'ammirazione..." Oh, oh! Ma davvero? E dunque alla fine ho guadagnato un punto su di te, no?

"Ma io mi sono sempre sforzata [e io, Harriet, ti auguro di avere avuto successo nei tuoi sforzi] di tenere sotto controllo qualsiasi stupido orgoglio". E allora lo ammetti di avere quell'orgoglio? Un altro punto guadagnato! La coscienza, la coscienza onesta, fa di tanto in tanto parlar chiaro voi donne. Ma ora che ci penso, c'è della vanità nella stessa umiltà. Dici bene: sforzata, dato che l'orgoglio femminile, come l'amore, anche se nascosto in un barile, scapperà fuori dal tappo.

Be', ho detto a tua zia Selby, a tua nonna e a tua cugina Lucy, quando ci siamo riuniti a giudizio circa le tue lettere, ora spero che non discuterete mai più con me su questo evidente amore per l'ammirazione, cosa che ho spesso evidenziato colpendo in profondità i cuori e gli animi di tutte voi, poiché la vostra Harriet non ne è esente, e con tutte le sue distinzioni, con tutta la sua prudenza, con tutta la sua cautela (presa da uno scrupolo di coscienza) lo ammette.

Ma per carità, no! Tutto quello che dici è giusto, tutto quello che fai è giusto! La tua stessa confessione è una delle tante dimostrazioni della tua modestia, della tua ingenuità, e non so di che altro!

Be', devo ammettere che nessun padre ha mai amato una figlia come io amo mia nipote; eppure, ragazza mia, i tuoi difetti, le tue vanità, non le amo. Mi glorio di ritenermi in grado di giudicare i miei amici per quello che meritano, non perché siano miei amici. Persino colei che più vicina al mio cuore, tua zia... come sai, la giudico ora più, ora meno, così come merita. Ma per tutti quelli che ho nominato, e anzi per tutti quelli che ti conoscono, Harriet non ha difetti. E perché? Perché sei in rapporti con loro, e perché si attribuiscono un qualche merito nel rapporto che hanno con te. Tutti quanti supererogatori (creo parole ogni volta che mi va) con quanto ti attribuiscono, perché magari sei del loro stesso sesso, e perché ti accuso per qualcosa in cui siete tutte coinvolte, e quindi fanno causa comune con te.

Una ti esalta per il giudizio; perché hai il talento, con l'aiuto di una buona memoria, di fare tutto ciò che leggi, e tutto ciò che ti si dice, che ti piace e che vuoi fare (in particolare i precetti di tuo nonno), e perché, credo, ci trasmetti, così come a te stessa, quello che hai preso in prestito, se non rubato.

Un'altra ti elogia per la bontà d'animo... che diamine, se una ragazza con frotte di ammiratori che le vanno dietro, e un nuovo innamorato ovunque esibisca il suo volto ammaliante, che è benedetta dalla salute e dallo spirito, e che ha tutti per amici, che li meriti o no, può mai essere di indole cattiva? Chi mai può avere da ridire su di lei?

Un'altra ancora ti magnifica per il tuo spirito allegro, anche quando è rivolto, ragazza sfacciata come sei, a tuo zio, cosa nella quale sei in verità sostenuta da quel tesoro di mia moglie, ogni volta che mi prendo la briga di dirti che cosa siete voi tutte, anche la migliore di voi.

Ma talvolta elogiano la tua modestia; e perché la tua modestia? Perché hai le gote trasparenti, e perché puoi arrossire... stavo per dire, ogni volta che ti va.

In altri momenti scoprono che hai lineamenti tanto delicati quanto regolari, mentre io penso, avendoli esaminati congiuntamente e separatamente, che tutto il tuo fascino sia dovuto a quell'espressione allegra e aperta che dà loro una patina (oppure come potrei chiamarla?) che a noi uomini piace a prima vista. Una patina che ti prende, per così dire, di sorpresa. Ma datemi la bellezza che cresce davanti a noi ogni volta che la guardiamo, che lascia spazio a qualcosa da scoprire a suo vantaggio, mentre la conosciamo sempre di più.

"Lo zio correttore", mi chiami. E lo sarò. Ma che speranza ho di emendarti, quando ogni anima viva che ti conosce, uomo, donna o bambino che sia, ti esalta? Ecco là Mr. Selby, ho sentito dire da un estraneo. E chi è Mr. Selby? ha chiesto un altro. Be', Mr. Selby è zio della famosa Miss Byron. Ma io, vissuto cinquant'anni in questa contea, immaginavo di poter essere conosciuto per me stesso, e non come zio di una ragazza di vent'anni.

"Non sono una creatura sfacciata?" chiedi in un altro punto. E rispondi, "So di esserlo." Ne sono lieto, Ora posso chiamarti così con la tua autorizzazione, spero. Ma per tua zia è solo l'effetto della tua simpatica vivacità. Che abominevole parzialità! Fai quello che vuoi, Harriet, tanto non sarai mai in torto. Potrei quasi desiderare... Ma non voglio dirti che cosa desidero. Ma di certo ti accadrà qualcosa che non ti aspetti, contaci. Non potrai avere sempre giorni idilliaci. Darei con tutto il cuore diecimila sterline per vederti sinceramente innamorata; sì, fino alla cima dei capelli, e incapace di controllarti! Non hai ancora trent'anni, bambina mia, E in verità sembri pensare che il tempo del pericolo non sia passato. Sono lieto di questa tua consapevolezza, mia cara. Devo raccontare a Greville dei tuoi dubbi, e delle tue difficoltà, Harriet? Dei dieci anni a venire intendo. E devo dirgli della tua preghiera di trascorrerli senza scosse? Ma questo tuo desiderio che dieci anni di rigoglio fossero passati, e che fossi arrivata a trent'anni di età, non è estremamente bizzarro? Un volo di fantasia! Un semplice volo di fantasia! Chiedi a novantanove persone del tuo sesso su cento se lo seguirebbero.

In un'altra lettera chiedi a Lucy "Se Mr. Greville non ha detto che l'adulazione è più cara alle donne del cibo." Be', nipote mia, che vorresti dire? Non è forse così? Credo proprio che Mr. Greville sia un uomo intelligente, e fa ottime osservazioni.

"La forza principale degli uomini, come sai, sta nella debolezza delle donne." Perché è così. Dove altro dovrebbe stare? E ciò deriva dal loro infinito amore per l'ammirazione e l'adulazione, come sembri riconoscere spontaneamente, anche se su questo ti sei spesso ostinata a discutere con me. Dai solo corda abbastanza alle donne, e avrai risolto.

Tuttavia, in qualcosa mi sei piaciuta. Ma mai di più di quando mi hai ricordato la mia dichiarazione (senza contraddirla, il che è una rarità!) "una donna al di fuori del vincolo coniugale è quasi inutile agli scopi della sua esistenza." Brava ragazza! È una mia affermazione, e la confermo. Lucy ha sorriso in modo sciocco quando siamo arrivati a questo punto, e mi ha guardato. Si aspettava, lo vedevo, che lo notassi, e così tua zia; ma la confessione era così schietta che sono stato generoso e ho detto soltanto, Vero come il vangelo.

Ho scritto una lunga lettera, ma non ho detto nemmeno un quarto di quanto intendevo dire quando l'ho iniziata. Ammetterai che hai fornito tanti argomenti al tuo zio correttore. Ma devi fare qualcosa di meglio di dire che "non dimentichi il tuo guardiano".

Ammetti di essere un po' preda della vanità. Sii più aperta nel riconoscere questa indole (puoi; non sei forse una donna?) e farai qualcosa di meglio per la tua schiettezza; e anche di più visto che la tua ammissione mi aiuterebbe con tua zia e con Lucy, e con tua nonna, in un argomento che non lascerò cadere.

Ho avuto nuove richieste... ma non dirò da parte di chi, dato che tempo fa ci siamo messi d'accordo di non prescrivere a una ragazza così riservata, come, in generale, ti riteniamo tutti, articoli riguardanti amore e matrimonio.

Con tutti i tuoi difetti devo per forza volerti bene. Quasi mi vergogno di dire quanto già mi manchi. Per natura, siamo tutti gente allegra, ma, non so come, la tua assenza ha creato uno strano vuoto a tavola. Scrivici a ogni giro di posta, sarà almeno qualcosa. La tua adorante zia dice a tutte le ore di aspettare una tua lettera. Tua nonna al momento è da noi, e sono certo che in cuor suo si rammarica della tua assenza; ma dato che il tuo affetto per lei ti ha trattenuta per così tanti anni dall'andare a Londra, ritiene di doverla accettare. Come sai, il suo esempio è di guida per tutti noi, e in particolare per

il tuo sinceramente affezionato
(ma correttore) zio,
GEO. SELBY



Volume I - Letter 8

MISS BYRON TO MISS SELBY.

Tuesday, Jan. 31.

I am already, my dear Lucy, quite contrary to my own expectation, enabled to obey the third general injunction laid upon me, at parting, by you, and all my dear friends; since a gentleman, not inconsiderable in his family or fortune, has already beheld your Harriet with partiality.

Not to heighten your impatience by unnecessary parade, his name is Fowler. He is a young gentleman of an handsome independent fortune, and still larger expectations from a Welsh uncle now in town, Sir Rowland Meredith, knighted in his Sheriffalty, on occasion of an address which he brought up to the King from his County.

Sir Rowland, it seems, requires from his Nephew, on pain of forfeiting his favour for ever, that he marries not without his approbation: Which, he declares, he never will give, except the woman be of a good family; has a gentlewoman's fortune; has had the benefit of a religious education; which he considers as the best security that can be given for her good behaviour as a wife, and as a mother; so forward does the good knight look! Her character unsullied: Acquainted with the theory of the domestic duties, and not ashamed, occasionally, to enter into the direction of the practice. Her fortune, however, as his nephew will have a good one, he declares to be the least thing he stands upon; only that he would have her possessed of from six to ten thousand pounds, that it may not appear to be a match of mere Love, and as if his nephew were taken in, as he calls it, rather by the eyes, than by the understanding. Where a woman can have such a fortune given her by her family, tho' no greater, it will be an earnest, he says, that the family she is of, have worth, as he calls it, and want not to owe obligations to that of the man she marries.

Something particular, something that has the look of forecast and prudence, you'll say, in the old knight.

O but I had like to have forgot; his future niece must also be handsome. He values himself, it seems, upon the breed of his horses and dogs; and makes polite comparisons between the more noble, and the less noble animals.

Sir Rowland himself, as you will guess by his particularity, is an old bachelor, and one who wants to have a woman made on purpose for his nephew; and who positively insists upon qualities, before he knows her, not one of which, perhaps, his future niece will have.

Don't you remember Mr. Tolson of Derbyshire? He was determined never to marry a widow. If he did, it should be one, who had a vast fortune, and who never had a child. And he had still a more particular exception; and that was to a woman who had red hair. He held these exceptions till he was forty; and then being looked upon as a determin'd bachelor, no family thought it worth their while to make proposals to him: No woman to throw out a net for him (to express myself in the stile of the gay Mr. Greville); and he at last fell in with, and married, the laughing Mrs. Turner: A widow, who had little or no fortune, had one child, a daughter, living, and that child an absolute idiot; and, to complete the perverseness of his fate, her hair not only red, but the most disagreeable of reds. The honest man was grown splenetic: disregarded by everybody, he was become disregardful of himself: He hoped for a cure of his gloominess, from her cheerful vein; and seemed to think himself under obligation to one who had taken notice of him, when nobody else would. Bachelors wives! Maids children! These old saws always mean something.

Mr. Fowler saw me at my cousin Reeves's the first time. I cannot say he is disagreeable in his person: But he seems to want the mind I would have a man bless'd with, to whom I am to vow love and honour. I purpose, whenever I marry, to make a very good and even a dutiful wife [Must I not vow obedience? And shall I break my marriage-vow?]: I would not, therefore, on any consideration, marry a man, whose want of knowledge might make me stagger in the performance of my duty to him; and who would perhaps command, from caprice or want of understanding, what I should think unreasonable to be complied with. There is a pleasure and a credit in yielding up even one's judgment in things indifferent, to a man who is older and wiser than one's self. But we are apt to doubt in one of a contrary character, what in the other we should have no doubt about: And doubt, you know, of a person's merit, is the first step to disrespect: And what, but disobedience, which lets in every evil, is the next?

I saw instantly that Mr. Fowler beheld me with a distinguished regard. We women, you know [Let me for once be aforehand with my uncle] are very quick in making discoveries of this nature. But everybody at table saw it. He came again next day, and besought Mr. Reeves to give him his interest with me, without asking any questions about my fortune; tho' he was even generously particular as to his own. He might, since he has an unexceptionable one. Who is it in these cases that forgets to set foremost the advantages by which he is distinguished? While fortune is the last thing talk'd of by him who has little or none: And then Love, Love, Love, is all his cry.

Mr. Reeves, who has a good opinion of Mr. Fowler, in answer to his enquiries, told him, that he believed I was disengaged in my affections: Mr. Fowler rejoiced at that. That I had no questions to ask; but those of duty; which indeed, he said, was a stronger tie with me than interest. He praised my temper, and my frankness of heart; the latter at the expense of my Sex; for which I least thank'd him, when he told me what he had said. In short, he acquainted him with every-thing that was necessary, and more than was necessary, for him to know, of the favour of my family, and of my good Mr. Deane, in referring all proposals of this kind to myself; mingling the detail with commendations, which only could be excused by the goodness of his own heart, and accounted for by his partiality to his cousin.

Mr. Fowler expressed great apprehensions on my cousin's talking of these references of my grandmother, aunt, and Mr. Deane, to myself, on occasions of this nature; which, he said, he presumed had been too frequent for his hopes.

If you have any hope, Mr. Fowler, said Mr. Reeves, it must be in your good character; and that much preferably to your clear estate and great expectations. Altho' she takes no pride in the number of her admirers, yet is it natural to suppose, that it has made her more difficult; and her difficulties are enhanced, in proportion to the generous confidence which all her friends have in her discretion. And when I told him, proceeded Mr. Reeves, that your fortune exceeded greatly what Sir Rowland required in a wife for him; and that you had, as well from inclination, as education, a serious turn; Too much, too much, in one person, cried he out. As to fortune, he wish'd you had not a shilling; and if he could obtain your favour, he should be the happiest man in the world.

O my good Mr. Reeves, said I, how have you over-rated my merits! Surely, you have not given Mr. Fowler your interest? If you have, should you not, for his sake, have known something of my mind before you had set me out thus, had I even deserved your high opinion? Mr. Fowler might have reason to repent the double well-meant kindness of his friend, if men in these days were used to break their hearts for Love.

It is the language I do and must talk of you in, to every-body, return'd Mr. Reeves: Is it not the language that those most talk who know you best?

Where the world is inclined to favour, replied I, it is apt to over-rate, as much as it will under-rate where it disfavours. In this case, you should not have proceeded so far as to engage a gentleman's hopes. What may be the end of all this, but to make a compassionate nature, as mine has been thought to be, if Mr. Fowler should be greatly in earnest, uneasy to itself, in being obliged to show Pity, where she cannot return Love?

What I have said, I have said, replied Mr. Reeves. Pity is but one remove from Love. Mrs. Reeves (There she sits) was first brought to pity me; for never was man more madly in love than I; and then I thought myself sure of her. And so it proved. I can tell you I am no enemy to Mr. Fowler.

And so, my dear, Mr. Fowler seems to think he has met with a woman who would make a fit wife for him: But your Harriet, I doubt, has not in Mr. Fowler met with a man whom she can think a fit Husband for her.

The very next morning, Sir Rowland himself—

But now, my Lucy, if I proceed to tell you all the fine things that are said of me and to me, what will my uncle Selby say? Will he not attribute all I shall repeat of this sort, to that pride, to that vanity, to that fondness of admiration, which he, as well as Mr. Greville, is continually charging upon all our Sex?

Yet he expects that I shall give a minute account of every thing that passes, and of every conversation in which I have any part. How shall I do to please him? And yet I know I shall best please him, if I give him room to find fault with me. But then should he for my faults blame the whole Sex? Is that just?

You will tell me, I know, that if I give speeches and conversations, I ought to give them justly: That the humours and characters of persons cannot be known unless I repeat what they say, and their manner of saying: That I must leave it to the speakers and complimenters to answer for the likeness of the pictures they draw: That I know best my own heart, and whether I am puffed up by the praises given me: That if I am, I shall discover it by my superciliousness, and be enough punished on the discovery, by incurring, from those I love, deserved blame, if not contempt, instead of preserving their wished-for esteem.—Let me add to all this, that there is an author (I forget who) who says, "It is lawful to repeat those things, tho' spoken in our praise, that are necessary to be known, and cannot otherwise be come at."

And now let me ask, Will this preamble do, once for all?

It will. And so says my aunt Selby. And so says every one but my uncle. Well then, I will proceed, and repeat all that shall be said, and that as well to my disadvantage as advantage; only resolving not to be exalted with the one, and to do my endeavour to amend by the other. And here, pray tell my uncle, that I do not desire he will spare me; since the faults he shall find in his Harriet shall always put her upon her guard—Not, however, to conceal them from his discerning eye; but to amend them.

And now, having, as I said, once for all, prepared you to guard against a surfeit of self-praise, tho' delivered at second or third hand, I will go on with my narrative—But hold—my paper reminds me, that I have written a monstrous letter—I will therefore, with a new sheet, begin a new one. Only adding to this, that I am, and ever will be,

Your affectionate
HARRIET BYRON.

P. S. Well, but what shall I do now?—I have just received my uncle's Letter. And, after his charge upon me of Vanity and Pride, will my parade, as above, stand me in any stead?—I must trust to it. Only one word to my dear and ever-honoured uncle—Don't you, Sir, impute to me a belief of the truth of those extravagant compliments made by men professing Love to me; and I will not wish you to think me one bit the wiser, the handsomer, the better for them, than I was before.



Volume I - lettera 8

MISS BYRON A MISS SELBY

Martedì, 31 gen.

Sono già in grado, mia cara Lucy, contrariamente a quanto mi sarei aspettata, di rispettare la terza prescrizione generale impartitami, alla partenza, da te e da tutti i miei cari, visto che un gentiluomo, non trascurabile quanto a famiglia e patrimonio, ha già mostrato un debole per la tua Harriet.

Per non accrescere la tua impazienza con una inutile ostentazione, il suo nome è Fowler. È un giovane gentiluomo con un patrimonio considerevole e tutto suo, con aspettative ancora più ampie da parte di uno zio gallese ora in città, Sir Rowland Meredith, nominato cavaliere durante la sua attività di sceriffo, in occasione di un discorso indirizzato al re a nome della sua contea. (1)

Sembra che Sir Rowland richieda dal nipote, con la minaccia di privarlo per sempre del suo favore, di non sposarsi senza la sua approvazione, che, così afferma, non concederà mai, salvo che la donna sia di buona famiglia, abbia un patrimonio da gentildonna e abbia goduto dei benefici di una educazione religiosa, cose che egli considera la migliore garanzia per un comportamento da buona moglie e madre; così lontano si spinge lo sguardo del buon cavaliere! E poi con una reputazione irreprensibile, al corrente della teoria dei doveri domestici, e che non si vergogni di metterli occasionalmente in pratica. Tuttavia, quanto al patrimonio, visto che il nipote ne avrà uno ottimo, afferma che dovrà essere l'ultima cosa di cui tenere conto, vorrebbe solo che avesse dalle seimila alle diecimila sterline, affinché non sembri un'unione determinata solo dall'amore, e come se il nipote fosse stato catturato, così dice, più dagli occhi che dalla ragione. Ove una donna sia fornita dalla famiglia di un patrimonio del genere, anche se non molto grande, ciò garantirebbe che la famiglia di cui fa parte sia degna, così dice, e non si sentirebbe in obbligo con l'uomo che lei sposa.

Cose alquanto minuziose, cose che hanno il sapore della visione in prospettiva e della cautela, dirai, nell'anziano cavaliere.

Oh, ma quasi dimenticavo; la sua futura nipote deve anche essere bella. Lui sembra giudicarsi della stessa razza dei suoi cavalli e dei suoi cani, e fa dei garbati confronti tra gli animali più nobili e quelli meno nobili.

Sir Rowland, come avrai immaginato dal suo modo di fare, è un vecchio scapolo, uno che vuole una donna fatta su misura per il nipote, e che insiste testardamente, prima di conoscerla, su qualità che probabilmente la sua futura nipote non avrà.

Non ti ricordi di Mr. Tolson, del Derbyshire? Era determinato a non sposare mai una vedova. Se l'avesse fatto, sarebbe stata una con un notevole patrimonio, e senza figli. E aveva una regola ancora più precisa, ovvero che la donna avesse i capelli rossi. Mantenne queste regole fino ai quarant'anni, e a quel punto era considerato uno scapolo talmente incallito che nessuna famiglia riteneva valesse la pena di fargli proposte di matrimonio, nessuna donna di lanciargli qualche esca per intrappolarlo (per esprimermi nello stile del brioso Mr. Greville), e alla fine s'imbatté, e sposò, la ridente Mrs. Turner, una vedova, con poco o nulla di suo, e una figlia vivente completamente scema, e, per completare la perversione del fato, con i capelli non solo rossi, ma del rosso più sgradevole. L'onest'uomo era diventato bilioso, allontanato da tutti, incurante di se stesso; sperava in una cura per la sua malinconia dall'allegria di lei, e sembrava ritenersi obbligato verso una persona che si era interessata a lui, mentre nessuno lo faceva. Mogli ideali! Ragazze da marito! Questi vecchi proverbi hanno sempre ragione.

Mr. Fowler mi ha vista per la prima volta dai cugini Reeves. Non posso dire che di persona sia sgradevole, ma sembra che gli manchi la mente che vorrei in un uomo al quale tributare amore e rispetto. Ho intenzione, semmai dovessi sposarmi, di essere una moglie ottima e persino deferente [Non devo giurare obbedienza? E potrò rompere i giuramenti coniugali?]; non vorrei quindi, in nessun caso, sposare un uomo la cui mancanza di cultura potesse farmi vacillare circa i miei doveri verso di lui, e che forse mi chiederebbe di fare, per capriccio o ignoranza, ciò che riterrei irragionevole da soddisfare. È un piacere e un segno di fiducia conformare il proprio giudizio su cose banali a quello di un uomo più vecchio e più saggio. Ma verso uno di carattere opposto, è lecito avere dubbi su atti che nel caso dell'altro non sorgerebbero. E lo sai bene che i dubbi sul valore di una persona sono il primo passo verso la disistima; e quale sarebbe il passo successivo, se non la disobbedienza, che conduce a tutti i mali?

Ho notato all'istante che Mr. Fowler mi guardava con notevole interesse. Sai che noi donne [per una volta fammi anticipare mio zio] siamo molto rapide nel fare scoperte di questa natura. Ma tutti a tavola se ne sono accorti. È tornato il giorno successivo, e ha sollecitato Mr. Reeves a tramettermi il suo interesse per me, senza chiedere nulla sul mio patrimonio, anche se era stato generoso di dettagli sul suo. Poteva farlo, visto che ne ha uno eccellente. Chi in questi casi tralascia di mettere bene in evidenza i vantaggi dei quali si può vantare? Invece il patrimonio è l'ultima cosa di cui parla colui che ne ha poco o nessuno, e allora amore, amore, amore, è tutto il suo appello.

Mr. Reeves, che stima Mr. Fowler, in risposta alle sue domande, gli ha detto di credere che i miei affetti non fossero impegnati; Mr. Fowler se ne è rallegrato. Che non avevo richieste da fare, se non quelle morali, cosa che in effetti, così ha detto, era per me più importante dell'interesse economico. Ha elogiato il mio carattere, e il mio animo schietto, quest'ultimo a scapito del mio sesso, cosa per il quale alla fine l'ho ringraziato, quando mi ha raccontato quello che aveva detto. In breve, lo ha informato di tutto ciò che era necessario sapere da parte sua, e anche più del necessario, sull'interesse della mia famiglia, e del buon Mr. Deane, circa la necessità di informarli di tutte le proposte di questo genere, mettendo insieme i dettagli e le raccomandazioni, che possono essere giustificate solo dalla bontà del suo animo, e motivate dalla parzialità verso la cugina.

Mr. Fowler ha espresso una forte inquietudine sentendo citare da mio cugino quei rimandi a mia nonna, a mia zia e a Mr. Deane nei miei confronti, in occasioni di tale natura, che, così ha detto, presumeva fossero troppo frequenti per lasciargli delle speranze.

Se qualche speranza c'è, Mr. Fowler, ha detto Mr. Reeves, è a causa della vostra buona reputazione, di gran lunga preferibile alle vostre proprietà libere da vincoli e alle vostre ottime aspettative. Sebbene lei non si inorgoglisca per il numero dei suoi ammiratori, è comunque normale che ciò la renda più prudente, e la prudenza cresce in proporzione alla grande fiducia che tutti i suoi parenti hanno sul suo giudizio. E quando gli ho detto, ha proseguito Mr. Reeves, che il vostro patrimonio era di gran lunga superiore a quanto Sir Rowland richiedeva a una moglie per lui, e che siete molto seria, sia per natura che per eduzione: troppo, troppo, in una persona sola, ha esclamato. Quanto al patrimonio, vorrebbe che non aveste nemmeno uno scellino, e se riuscisse a ottenere il vostro favore sarebbe l'uomo più felice al mondo.

Oh, mio buon Mr. Reeves, ho detto, come avete sovrastimato i miei meriti! Sicuramente non avete palesato a Mr. Fowler il vostro interesse? Se l'avete fatto, non avreste dovuto, per il suo bene, sapere qualcosa sui miei sentimenti prima di espormi in questo modo, se avessi meritato la vostra stima? Mr. Fowler avrebbe avuto buoni motivi per rammaricarsi della ben intenzionata duplice gentilezza del suo amico, se gli uomini di questi tempi fossero avvezzi a sentirsi il cuore spezzato per amore.

È il linguaggio che uso per parlare di voi a tutti, ha risposto Mr. Reeves; non è il linguaggio della maggior parte di quelli che vi conoscono bene?

Se il mondo è incline ad approvare, ho replicato io, è propenso a sovrastimare, così come sottostimerà se disapprova. In questo caso, non avreste dovuto spingervi così in là da nutrire le speranze di un gentiluomo. Come andrà a finire tutto questo, se non mettendo in imbarazzo una natura compassionevole, com'è ritenuta la mia, nell'essere costretta a mostrare pena ove non può ricambiare l'amore?

Ciò che ho detto è detto, ha risposto Mr. Reeves. La pena è a un solo passo dall'amore. Mrs. Reeves (a questo punto si è seduto) provò dapprima pena nei miei confronti, poiché non c'è mai stato uomo più pazzo d'amore di me, e allora mi sono sentito sicuro di lei. È certamente così. Quello che posso dirvi è che non sono contro Mr. Fowler.

E così, mia cara, Mr. Fowler sembra pensare di essersi imbattuto in una donna che sarebbe una moglie adatta a lui, ma ho l'impressione che in Mr. Fowler la tua Harriet non si sia imbattuta in un uomo che possa ritenere un marito adatto a lei.

Proprio il giorno dopo, lo stesso Sir Rowland...

Ma adesso, Lucy mia, se continuo a raccontarti tutte le belle cose che si sono dette di me e a me, che dirà mai mio zio Selby? Non attribuirà tutto quello che ho detto in proposito a quell'orgoglio, a quella vanità, a quella voglia di essere oggetto di ammirazione di cui lui, così come Mr. Greville, accusa l'intero nostro sesso?

Eppure si aspetta che io faccia un dettagliato resoconto di tutto ciò che accade, e di ogni conversazione alla quale partecipo. Come farò a compiacerlo? E so che sarà molto più compiaciuto se gli darò modo di avere da ridire su di me. Ma dovrebbe dunque biasimare l'intero sesso debole per colpa dei miei difetti? Ti sembra giusto?

Mi dirai, lo so, che se parlo e faccio conversazione, devo farlo in modo imparziale; che lo spirito e il carattere delle persone non si può conoscere a meno che io non racconti ciò che dicono, e il loro modo di dirlo; che devo lasciare che sia chi parla e chi elogia a rendere conto della somiglianza dei ritratti che dipinge; che conosco meglio il mio cuore, e se mi sono insuperbita per gli elogi ricevuti; che se l'ho fatto, lo scoprirò dalla mia alterigia e sarò punita abbastanza per la scoperta, visto che andrò incontro al biasimo meritato, se non al disprezzo, di coloro che amo, invece di conservare la loro ambita stima. A tutto questo, fammi aggiungere che c'è un autore (ho dimenticato quale) che dice, "È legittimo riferire quelle cose che, anche se dette in nostra lode, è necessario conoscere, e che altrimenti non sarebbero rivelate."

E ora ti chiedo, diamo quindi per scontato questo preambolo, una volta per tutte?

E sia. Così dice mia zia Selby. E così dice chiunque tranne mio zio. Allora andrò avanti, e riferirò tutto ciò che mi verrà detto, sia a mio svantaggio che a mio vantaggio, stando ben attenta a non sentirmi esaltata dall'uno e a fare il possibile per farmi correggere dall'altro. E ti prego di dire a mio zio che non voglio che mi risparmi nulla, dato che i difetti che troverà nella sua Harriet saranno sempre da lei controllati... non, però, per nasconderli ai suoi occhi così acuti, ma per correggerli.

E ora, come ho detto, avendoti una volta per tutte preparata a stare in guardia contro la sovrabbondanza di auto-elogi, anche se di seconda o terza mano, proseguirò il mio racconto... ma... la carta mi rammenta di aver scritto una lettera colossale, e quindi ne comincerò un'altra in un foglio nuovo, aggiungendo a questa soltanto che sono, e sarò sempre,

la tua affezionata
HARRIET BYRON

P. S. Be', ma che cosa devo fare adesso? Ho appena ricevuto una lettera di mio zio. E, dopo le accuse di vanità e orgoglio che mi ha rivolto, la mia rassegna come sopra servirà a qualcosa? Devo sperare di sì. Solo una parola al mio caro e sempre riverito zio: non mi incolpate, signore, di credere alla veridicità degli esorbitanti complimenti fatti da uomini che si professano innamorati di me, e non vorrei che pensiate che mi ritenga in alcun modo più saggia, più bella, la miglior scelta per essi, di quanto fossi prima.



(1) Le circostanze della nomina a cavaliere di Sir Rowland somigliano molto a quelle descritte in Orgoglio e pregiudizio in riferimento a Sir Lucas (cap. 5): "Sir William Lucas era stato in precedenza commerciante a Meryton, dove aveva accumulato una discreta fortuna, ed era stato elevato all'onore del cavalierato a seguito di un discorso indirizzato al re, quando era sindaco."



Volume I - Letter 9

MISS BYRON. IN CONTINUATION.

Thursday, Feb. 2.

The very next morning Sir Rowland himself paid his respects to Mr. Reeves.

The knight, before he would open himself very freely as to the business he came upon, desired that he might have an opportunity to see me. I knew nothing of him, nor of his business. We were just going to breakfast. Miss Allestree, Miss Bramber, and Miss Dolyns, a young Lady of merit, were with us.

Just as we had taken our seats, Mr. Reeves introduced Sir Rowland, but let him not know which was Miss Byron. He did nothing at first sitting down, but peer in our faces by turns; and fixing his eye upon Miss Allestree, he jogged Mr. Reeves with his elbow—Hay, Sir?—audibly whispered he.

Mr. Reeves was silent. Sir Rowland, who is shortsighted, then look'd under his bent brows, at Miss Bramber; then at Miss Dolyns; and then at me—Hay, Sir? whispered he again.

He sat out the first dish of tea with an impatience equal, as it seemed, to his uncertainty. And at last taking Mr. Reeves by one of his buttons, desired a word with him. They withdrew together; and the knight, not quitting hold of Mr. Reeves's button, Ad's-my-life, Sir, said he, I hope I am right. I love my Nephew as I love myself. I live but for him. He ever was dutiful to me his uncle. If that be Miss Byron who sits on the right-hand of your Lady, with the countenance of an angel, her eyes sparkling with good humour, and blooming as a May-morning, the business is done. I give my consent. Altho' I heard not a word pass from her lips, I am sure she is all intelligence. My boy shall have her. The other young Ladies are agreeable: But if this be the Lady my kinsman is in Love with, he shall have her. How will she outshine all our Caermarthen Ladies; and yet we have charming girls in Caermarthen!—Am I, or am I not right, Mr. Reeves, as to my nephew's flame, as they call it?

The Lady you describe, Sir Rowland, is Miss Byron.

And then Mr. Reeves, in his usual partial manner, let his heart overflow at his lips in my favour.

Thank God, thank God! said the knight. Let us return. Let us go in again. I will say something to her to make her speak. But not a word to dash her. I expect her voice to be music, if it be as harmonious as the rest of her. By the softness or harshness of the voice, let me tell you, Mr. Reeves, I form a judgment of the heart, and soul, and manners of a Lady. 'Tis a criterion, as they call it, of my own; and I am hardly ever mistaken. Let us go in again, I pray ye.

They returned, and took their seats; the knight making an awkward apology for taking my cousin out.

Sir Rowland, his forehead smoothed, and his face shining, sat swelling, as big with meaning, yet not knowing how to begin. Mrs. Reeves and Miss Allestree were talking at the re-entrance of the gentlemen. Sir Rowland thought he must say something, however distant from his main purpose. Breaking silence therefore; You, Ladies, seemed to be deep in discourse when we came in. Whatever were your subject, I beg you will resume it.

They had finished, they assured him, what they had to say.

Sir Rowland seemed still at a loss. He hemm'd three times; and look'd at me with particular kindness. Mr. Reeves then, in pity to his fulness, asked him how long he proposed to stay in town?

He had thought, he said, to have set out in a week; but something had happened, which he believed could not be completed under a fortnight. Yet I want to be down, said he; for I had just finished, as I came up, the new-built house I design to present to my nephew when he marries. I pretend, plain man as I am, to be a judge, both of taste and elegance [Sir Rowland was now set a going]. All I wish for is to see him happily settled. Ah, Ladies! that I need not go further than this table for a wife for my boy?

We all smiled, and look'd upon each other.

You young Ladies, proceeded he, have great advantages in certain cases over us men; and this (which I little thought of till it came to be my own case) whether we speak for our kindred or for ourselves. But will you, madam, to Mrs. Reeves, will you, Sir, to Mr. Reeves, answer my questions—as to these Ladies?—I must have a niece among them. My nephew, tho' I say it, is one whom any Lady may love. And as for fortune, let me alone to make him, in addition to his own, all clear as the sun, worthy of any woman's acceptance, tho' she were a Duchess.

We were all silent, and smiled upon one another.

What I would ask then, is, Which of the Ladies before me—Mercy! I believe by their smiling, and by their pretty looks, they are none of them engaged. I will begin with the young lady on your righthand. She looks so lovely, so good-natur'd, and so condescending!—Mercy! what an open forehead!—Hem!—Forgive me, madam; but I believe you would not disdain to answer my question yourself.—Are you, madam, are you absolutely and bona fide, disengaged? or are you not?

As this, Sir Rowland, answer'd I, is a question I can best resolve, I frankly own, that I am disengaged.

Charming! charming!—Mercy! Why now what a noble frankness in that answer!—No jesting matter! You may smile, Ladies.—I hope, madam, you say true. I hope I may rely upon it, that your affections are not engaged.

You may, Sir Rowland. I do not love, even in jest, to be guilty of an untruth.

Admirable!—But let me tell you, madam, that I hope you will not many days have this to say. Ad's-my-life! sweet soul! how I rejoice to see that charming flush in the finest cheek in the world! But heaven forbid that I should dash so sweet a creature!—Well, but now there is no going further. Excuse me, Ladies; I mean not a slight to any of you: But now, you know, there is no going further:—And will you, madam, permit me to introduce to you, as a Lover, as an humble Servant, a very proper and agreeable young man? Let me introduce him: He is my nephew. Your looks are all graciousness. Perhaps you have seen him: And if you are really disengaged, you can have no objection to him; of that I am confident. And I am told, that you have nobody that either can or will control you.

The more controllable for that very reason, Sir Rowland.

Ad's-my-life, I like your answer. Why, madam, you must be full as good as you look to be. I wish I were a young man myself for your sake! But tell me, madam, will you permit a visit from my nephew this afternoon?—Come, come, dear young lady, be as gracious as you look to be. Fortune must do. Had you not a shilling, I should rejoice in such a niece: And that is more than I ever said in my life before. My nephew is a sober man, a modest man. He has a good estate of his own: A clear 2000l. a year. I will add to it in my life-time as much more. Be all this good company witnesses for me. I am no flincher. It is well known that the word of Sir Rowland Meredith is as good as his bond at all times. I love these open doings. I love to be above-board. What signifies shilly-shally? What says the old proverb?

    Happy's the wooing
    That is not long a doing.

But, Sir Rowland, said I, there are proverbs that may be set against your proverb. You hint that I have seen the gentleman: Now I have never yet seen the man whose addresses I could encourage.

O, I like you the better for that. None but the giddy love at first sight. Ad's-my-life, you would have been snapped up before now, young as you are, could you easily have returned love for love. Why, madam, you cannot be above sixteen?

O, Sir Rowland, you are mistaken. Cheerfulness, and a contented mind, make a difference to advantage of half a dozen years at any time. I am much nearer twenty-one than nineteen, I assure you.

Nearer to twenty-one than nineteen, and yet so freely tell your age without asking!

Miss Byron, Sir Rowland, said Mrs. Reeves, is young enough at twenty, surely, to own her age.

True, madam; but at twenty, if not before, time always stands still with women. A Lady's age once known, will be always remembered; and that more for Spite than Love. At twenty-eight or thirty, I believe most Ladies are willing to strike off half a dozen years at least—And yet, and yet (smiling, and looking arch) I have always said (pardon me, Ladies) that it is a sign, when women are so desirous to conceal their age, that they think they shall be good for-nothing when in years. Ah, Ladies! shaking his head, and laughing, women don't think of that. But how I admire you, madam, for your frankness! Would to the Lord you were twenty-four!—I would have no woman marry under twenty-four: And that, let me tell you, Ladies, for the following reasons—standing up, and putting the fore-finger of his right-hand, extended with a flourish, upon the thumb of his left.

O, Sir Rowland! I doubt not but you can give very good reasons. And I assure you, I intend not to marry on the wrong side, as I call it, of twenty-four.

Admirable, by Mercy! but that won't do neither. The man lives not, young Lady, who will stay your time, if he can have you at his. I love your noble frankness. Then such sweetness of countenance (sitting down, and audibly whispering, and jogging my cousin with his elbow) such dove-like eyes, daring to tell all that is in the honest heart!—I am a physiognomist, madam (raising his voice to me). Ad's-my-life, you are a perfect paragon! Say you will encourage my boy, or you'll be worse off; for (standing up again) I will come and court you myself. A good estate gives a man confidence; and, when I set about it—Hum!—(one hand stuck in his side; flourishing with the other) no woman yet, I do assure you,—ever won my heart as you have done.

O, Sir Rowland, I thought you were too wise to be swayed by first impressions: None but the giddy, you know, love at first sight.

Admirable! admirable indeed! I knew you had wit at will; and I am sure you have wisdom. Know you, Ladies, that wit and wisdom are two different things, and are very rarely seen together? Plain man, as I appear to be (looking on himself first on one side, then on the other, and unbuttoning his coat two buttons to let a gold braid appear upon his waistcoat) I can tell ye, I have not lived all this time for nothing. I am considered in Wales—Hem!—But I will not praise myself.—Ad's-my-life! how do this young Lady's perfections run me all into tongue!—But I see you all respect her as well as I; so I need not make apology to the rest of you young Ladies, for the distinction paid to her. I wish I had as many nephews as there are Ladies of ye disengaged: By Mercy, we would be all of kin.

Thank you, Sir Rowland, said each of the young Ladies, smiling, and diverted at his oddity.

But as to my observation, continued the knight, that none but the giddy love at first sight: There is no general rule, without exception, you know: Every man must love you at first sight. Do I not love you myself? and yet never did I see you before, nor any body like you.

You know not what you do, Sir Rowland, to raise thus the vanity of a poor girl. How may you make conceit and pride run away with her, till she become contemptible for both in the eye of every person whose good opinion is worth cultivating?

Ad's-my-life, that's prettily said! But let me tell you, that the she who can give this caution in the midst of her praisings, can be in no danger of being run away with by her vanity. Why, madam! you extort praises from me! I never ran on so glibly in praise of mortal woman before. You must cease to look, to smile, to speak, I can tell you, if you would have me cease to praise you.

'Tis well you are not a young man, Sir Rowland, said Miss Allestree. You seem to have the art of engaging a woman's attention. You seem to know how to turn her own artillery against her; and as your sex generally do, exalt her in courtship, that you may have it in your power to abase her afterwards.

Why, madam, I must own, that we men live to sixty, before we know how to deal with you Ladies, or with the world either; and then we are not fit to engage with the one, and are ready to quit the other. An old head upon a young pair of shoulders would make rare work among ye. But to the main point (looking very kindly on me) I ask no questions about you, madam. Fortune is not to be mentioned. I want you not to have any. Not that the Lady is the worse for having a fortune: And a man may stand a chance for as good a wife among those who have fortunes, as among those who have none. I adore you for your frankness of heart. Be all of a piece now, I beseech you. You are disengaged, you say: Will you admit of a visit from my nephew? My boy may be bashful. True Love is always modest and diffident. You don't look as if you would dislike a man for being modest. And I will come along with him myself.

And then the old knight look'd important, as one who, if he lent his head to his nephew's shoulders, had no doubt of succeeding.

What, Sir Rowland! admit of a visit from your nephew, in order to engage him in a three years courtship? I have told you that I intend not to marry till I am twenty-four.

Twenty-four, I must own, is the age of marriage I should choose for a Lady; and for the reasons aforesaid.—But, now I think of it, I did not tell you my reasons—These be they—

Down went his cup and saucer; up went his left-hand ready spread, and his crooked finger of his right-hand, as ready to enumerate.

No doubt, Sir Rowland, you have very good reasons.

But, madam, you must hear them—And I shall prove—

I am convinced, Sir Rowland, that twenty-four is an age early enough.

But I shall prove, madam, that you at twenty, or at twenty-one—

Enough! enough! Sir Rowland: What need of proof when one is convinc'd?

But you know not, madam, what I was driving at—

Well but, Sir Rowland, said Miss Bramber, will not the reasons you could give for the proper age at twenty-four, make against your wishes in this case?

They will make against them, madam, in general cases. But in this particular case they will make for me. For the Lady before me is—

Not in my opinion, perhaps, Sir Rowland, will your reasons make for you: And then your exception in my favour will signify nothing. And besides, you must know, that I never can accept of any compliment that is made me at the expense of my Sex.

Well then, madam, I hope you forbid me in favour to my plea. You are loth to hear any thing for twenty-four against twenty-one, I hope?

That is another point, Sir Rowland.

Why, madam, you seem to be afraid of hearing my reasons. No man living knows better than I, how to behave in Ladies company. I believe I should not be so little of a gentleman, as to offend the nicest ear. No need indeed! no need indeed! looking archly; Ladies on certain subjects are very quick.

That is to say, Sir Rowland, interrupted Mrs. Reeves, that modesty is easily alarmed.

If any thing is said, or implied, upon certain subjects that you would not be thought to understand, Ladies know how to be ignorant.

And then he laughed.

Undoubtedly, Sir Rowland, said I, such company as this, need not be apprehensive, that a gentleman, like you, should say any thing unsuitable to it. But do you really think affected ignorance can be ever graceful, or a proof of true delicacy? Let me rather say, That a woman of virtue would be wanting to her character, if she had not courage enough to express her resentment of any discourse, that is meant as an insult upon modesty.

Admirably said again! But men will sometimes forget, that there are Ladies in company.

Very favourably put for the men, Sir Rowland. But pardon me, if I own, that I should have a mean opinion of a man, who allowed himself to talk even to men what a woman might not hear. A pure heart, whether in man or woman, will be always, in every company, on every occasion, pure.

Ad's-my-life, you have excellent notions, madam! I wanted to hear you speak just now: And now you make me, and every one else, silent—Twenty-one! why what you say would shame Sixty-one. You must have kept excellent company all your life!—Mercy! if ever I heard the like from a Lady so young!—What a glory do you reflect back upon all who had any hand in your education! Why was I not born within the past thirty years? I might then have had some hopes of you myself.—And this brings me to my former subject, of my nephew—But, Mr. Reeves, one word with you, Mr. Reeves. I beg your pardon, Ladies. But the importance of the matter will excuse me: And I must get out of town as soon as I can.—One word with you, Mr. Reeves.

The gentlemen withdrew together: For breakfast by this time was over. And then the knight open'd all his heart to Mr. Reeves, and besought his interest. He would afterwards have obtained an audience, as he called it, of me: But the three young Ladies having taken leave of us, and Mrs. Reeves and I being retired to dress, I desired to be excused.

He then requested leave to attend me to-morrow evening: But Mr. Reeves pleading engagements till Monday evening, he besought him to indulge him with his interest in that long gap of time, as he called it, and for my being then in the way.

And thus, Lucy, have I given you an ample account of what has passed with regard to this new servant, as gentlemen call themselves, in order to become our masters.

'Tis now Friday morning. We are just setting out to dine with Lady Betty. If the day furnishes me with any amusing materials for my next packet, its agreeableness will be doubled to

Your ever-affectionate
HARRIET BYRON.



Volume I - lettera 9

MISS BYRON. CONTINUA

Giovedì, 2 feb.

Proprio il giorno dopo Sir Rowland ha presentato i suoi omaggi a Mr. Reeves.

Il cavaliere, prima di parlare con chiarezza della faccenda per la quale era venuto, chiese di avere l'opportunità di vedermi. Non sapevo nulla di lui, né della faccenda. Stavamo giusto andando a fare colazione. Con noi c'erano Miss Allestree, Miss Bramber e Miss Dolyns, una giovane donna di valore.

Non appena ci fummo sedute, Mr. Reeves fece entrare Sir Rowland, ma non gli disse chi fosse Miss Byron. Subito dopo essersi seduto non disse nulla, ma ci scrutò in viso una per una, e, fissando lo sguardo su Miss Allestree, diede di gomito a Mr Reeves... Be', signore? sussurrò in modo udibile.

Mr. Reeves rimase in silenzio. Sir Rowland, che è miope, guardò da sotto le sopracciglia arcuate Miss Bramber, poi Miss Dolyns e poi me... Be', signore? sussurrò di nuovo.

Aspettò la fine del primo giro di tè con un'impazienza uguale, così sembrava, all'incertezza. E alla fine, prendendo Mr. Reeves per uno dei suoi bottoni, gli sollecitò una parola. Si scostarono entrambi, e il cavaliere, senza smettere di tenere in mano il bottone di Mr. Reeves, Parola mia, signore, disse, spero di essere nel giusto. Voglio bene a mio nipote come a me stesso. Non vivo che per lui. È sempre stato rispettoso verso di me, lo zio. Se è Miss Byron che siede alla destra della vostra signora, con il contegno di un angelo, con gli occhi che brillano di buonumore e in fiore come un mattino di maggio, l'affare è fatto. Do il mio consenso. Anche se non ho sentito nemmeno una parola dalle sue labbra, sono sicuro che è tutta intelligenza. Il mio ragazzo deve averla. Le altre giovani signore sono gradevoli, ma se è questa la signora della quale il mio congiunto è innamorato, deve averla. Come offuscherà tutte le nostre signore di Caermarthen, e ne abbiamo di ragazze incantevoli a Caermarthen! Ho o non ho ragione, Mr. Reeves, quanto agli ardori di mio nipote, come li chiama lui?

La signora che avete descritto, Sir Rowland, è Miss Byron.

E poi Mr. Reeves, nel suo solito modo, ha fatto traboccare il cuore dalle labbra in mio favore.

Sia ringraziato Dio, sia ringraziato Dio! ha detto il cavaliere. Fatemi rispondere. Fatemi indagare ancora. Le dirò qualcosa per farla parlare. Ma nemmeno una parola per contrariarla. Mi aspetto che la sua voce sia musica, se è armoniosa come il resto. Sulla dolcezza o durezza della voce, lasciatemi dire, Mr. Reeves, che mi fanno giudicare il cuore, l'animo e i modi di una signora. È un criterio, come lo chiamano, tutto mio, e non mi sbaglio mai. Fatemi indagare ancora, vi prego.

Sono tornati e si sono rimessi a sedere, il cavaliere con scuse imbarazzate per aver tirato da parte mio cugino.

Sir Rowland, con la fronte spianata e la faccia raggiante, sedeva tronfio, con tanta voglia di parlare ma senza sapere come cominciare. Mrs. Reeves e Miss Allestree stavano parlando quando sono rientrati i signori. Sir Rowland riteneva di dover dire qualcosa, anche se non attinente al suo scopo principale. Ruppe quindi il silenzio; Voi, signore, sembravate immerse in una conversazione quando siamo entrati. Quale che fosse l'argomento, vi prego di riprenderlo.

Gli assicurarono che avevano finito quello che avevano da dire.

Sir Rowland sembrava ancora perplesso. Si schiarì la voce per tre volte, e mi guardò con particolare benevolenza. Allora Mr. Reeves, impietosito dal suo imbarazzo, gli ha chiesto per quanto tempo avesse intenzione di restare in città.

Aveva pensato, disse l'altro, di fermarsi una settimana, ma era successo qualcosa che riteneva non potesse concludersi in meno di due settimane. Ma vorrei tornare giù, disse, perché, quando sono venuto su, era appena finita la casa nuova che intendo regalare a mio nipote quando si sposerà. Ho la pretesa, da uomo semplice quale sono, di essere un buon giudice quanto a gusto ed eleganza [Sir Rowland era ormai in procinto di andarsene]. Tutto quello che desidero è vederlo felicemente sistemato. Ah, signore! forse non avrò bisogno di andare oltre questo tavolo per dare una moglie al mio ragazzo?

Noi tutte sorridemmo e ci guardammo l'una con l'altra.

Voi giovani signore, proseguì lui, in certi casi avete dei notevoli vantaggi su noi uomini, e questo (cosa a cui quasi non pensavo fino a quando non mi ha toccato personalmente) sia parlando di noi stessi che dei nostri parenti. Ma voi, signora, a Mrs. Reeves, e voi, signore, a Mr. Reeves, risponderete alla mia domanda... su queste signore? Devo avere una nipote tra loro. Mio nipote, sebbene sia io a dirlo, può essere amato da qualsiasi signora. E quanto al suo patrimonio, lasciate che sia solo io, in aggiunta al suo personale, tutto libero come il sole, a renderlo degno di farsi accettare da qualsiasi donna, anche se fosse una duchessa.

Noi restammo tutte in silenzio, sorridendo l'una con l'altra.

Ciò che voglio chiedervi è, Quale delle signore che ho di fronte... Misericordia! Presumo dai loro sorrisi, e dall'aspetto grazioso, che nessuna di loro sia fidanzata. Comincerò dalla giovane alla vostra destra. È così attraente, così d'indole buona, e così benevola... Misericordia! che fronte ampia! Ehm! Scusate, signora, ma credo che non rifuggirete dal rispondere voi stessa alla mia domanda. Siete, signora, siete totalmente e bona fide, libera? lo siete o non lo siete?

Questo, Sir Rowland, risposi, è un quesito che posso risolvere subito, ammetto francamente di essere libera.

Adorabile! Adorabile! Misericordia! Che nobile franchezza in questa risposta! Niente scherzi! Potete sorridere, signore... Spero, signora, che diciate il vero. Spero di poterci contare, sul fatto che il vostro affetto è libero da impegni.

Potete farlo, Sir Rowland. Non mi piace, nemmeno per scherzo, rendermi colpevole di una menzogna.

Lodevole! Ma lasciatemi dire, signora, che spero non dovrete affermarlo per molto. Parola mia! che dolcezza d'animo! quanto mi piace vedere quell'incantevole rossore sulle guance più belle del mondo! Ma il cielo non voglia che io metta in imbarazzo una creatura tanto dolce! Be', ma ormai non c'è altro da dire. Scusatemi, signore, non avevo intenzione di trascurare nessuna di voi, ma, lo sapete bene, non c'è altro da dire. E mi permetterete, signora, di presentarvi, come innamorato, come un umile servo, un distinto e simpatico giovanotto? Lasciate che ve lo presenti. È mio nipote. Siete tutta gentilezza. Forse l'avete già visto, e se siete davvero libera, non potrete avere obiezioni verso di lui, di questo sono certo. E mi è stato detto che non c'è nessuno che possa o voglia controllarvi.

Ma sono più controllabile proprio per questo motivo, Sir Rowland.

Parola mia, mi piace questa risposta. Be', signora, dovete essere eccellente quanto sembrate essere. Vorrei essere io stesso un giovanotto amor vostro! Ma ditemi, signora, concederete a mio nipote di farvi visita questo pomeriggio? Andiamo, andiamo, cara signorina, siate gentile come sembrate essere. Il patrimonio conta. Anche se non aveste uno scellino, gioirei per una nipote simile, ed è più di quanto abbia mai detto in vita mia. Mio nipote è una persona seria, modesta. Ha una bella proprietà tutta sua: 2000 sterline nette l'anno. E finché vivo vi aggiungerò molto di più. Questa bella compagnia mi sia testimone. Non sono uno che ha paura. Si sa bene che la parola di Sir Rowland Meredith è sempre buona come le sue garanzie. Mi piace questo modo aperto di fare. Mi piace essere onesto. Che senso ha tentennare? Che dice il vecchio proverbio?

    Felice è il fidanzamento
    Che non va per le lunghe.

Ma Sir Rowland, ho detto io, ci sono proverbi che possono andare contro il vostro. Avete detto che ho visto il gentiluomo, ma non ho ancora mai visto l'uomo il cui corteggiamento fossi incline a incoraggiare.

Oh, mi piacete ancora di più per questo. Nessuno tranne una persona frivola si innamora a prima vista. Parola mia, se foste stata catturata prima d'ora, giovane come siete, avreste potuto ricambiare amore con amore. Perché, signora, non potete avere più di sedici anni, giusto?

Oh, Sir Rowland, vi sbagliate. Allegria e buon umore procurano sempre il vantaggio di una mezza dozzina d'anni Sono molto più vicina ai ventuno che ai diciannove, ve l'assicuro.

Più vicina ai ventuno che ai diciannove, eppure dichiarate così apertamente la vostra età, senza che vi venga chiesta!

Miss Byron, Sir Rowland, ha detto Mrs. Reeves, a vent'anni è sicuramente abbastanza giovane da confessare la propria età.

È vero, signora, ma a vent'anni, se non prima, il tempo si ferma sempre per le donne. L'età di una donna, una volta saputa, si ricorda sempre, e più per malanimo che per amore. A ventotto o trenta, credo che la maggior parte delle signore siano propense a eliminare almeno una mezza dozzina di anni... eppure, eppure (sorridendo con aria maliziosa) ho sempre detto (scusatemi, signore) che, quando le donne bramano tanto di nascondere la propria età, è segno che pensano di non servire più a nulla, una volta passati gli anni. Ah, signore! scuotendo la testa e ridendo, le donne non ci pensano. Ma come vi ammiro, signora, per la vostra franchezza! Volesse il Signore che ne aveste ventiquattro! Vorrei che nessuna donna si sposasse sotto i ventiquattro, e questo, lasciatemelo dire, signore, per i seguenti motivi... alzandosi, e mettendo con uno svolazzo l'indice della mano destra sul pollice della sinistra.

Oh, Sir Rowland! Non dubito che possiate avere ottimi motivi. E vi assicuro che non intendo sposarmi dalla parte sbagliata, come la chiamo io, dei ventiquattro anni. (1)

Lodevole, davvero! ma qui non vale. Non c'è uomo, signorina, che aspetterà il vostro momento, se può avervi nel suo. Mi piace la vostra nobile franchezza. E poi, un contegno così dolce (mettendosi a sedere, sussurrando in modo udibile e dando di gomito a mio cugino), quegli occhi da colomba, senza timore di dire tutto ciò che è in quel cuore così onesto! Sono un cultore delle fisionomie, signora (rivolgendosi a me a voce più alta). Parola mia, voi siete un esempio perfetto! Ditemi che incoraggerete il mio ragazzo, altrimenti vi succederà il peggio, perché (rialzandosi) verrò a corteggiarvi io stesso. Una bella proprietà dà fiducia a un uomo, e, quando ci penso... ehm! (con una mano ferma al suo fianco e l'altra che gesticolava) finora nessuna donna, ve l'assicuro... ha conquistato il mio cuore come avete fatto voi.

Oh, Sir Rowland, vi ritenevo troppo saggio per farvi influenzare dalla prima impressione; come avete detto, nessuno se non una persona frivola si innamora a prima vista.

Lodevole, davvero lodevole! Sapevo che eravate dotata di arguzia a volontà, e sono certo che abbiate buonsenso. Lo sapete, signore, che arguzia e buonsenso sono cose diverse, e raramente si vedono insieme? Un uomo semplice come sembro essere io (guardandosi da un lato, poi dall'altro, e slacciandosi due bottoni del soprabito per mettere in mostra le guarnizioni dorate del panciotto) può dirlo, non sono vissuto tutto questo tempo per nulla. Nel Galles sono molto stimato... ehm...ma non voglio lodarmi da solo. Parola mia! Le perfezioni di questa signorina mi fanno parlare a sproposito! Ma vedo che tutti voi la onorate quanto me, quindi non c'è bisogno che mi scusi con voi, signorine, per l'attenzione che ho dedicato a lei. Vorrei avere tante nipoti quante signore nubili come voi; che fortuna se fossimo tutti parenti.

Grazie, Sir Rowland, ha detto ognuna delle signorine, con un sorriso e divertite dalla sua eccentricità.

Ma quanto alla mia affermazione, proseguì il cavaliere, che nessuno tranne le persone più frivole si innamorino a prima vista, non è certo una regola generale, senza eccezioni; ogni uomo deve innamorarsi di voi a prima vista. Non sono forse io stesso innamorato di voi? eppure non avevo mai visto prima né voi né qualcuna come voi.

Non sapete quello che state facendo, Sir Rowland, nello stimolare in questo modo la vanità di una povera ragazza. Come potete riempirla con la superbia e l'orgoglio, finché entrambe le cose la rendano disprezzabile agli occhi di ogni persona il cui giudizio è ben coltivato?

Parola mia, davvero ben detto! Ma fatemi dire che la lei che è così prudente mentre la elogiano, non può correre il rischio di farsi sopraffare dalla vanità. Be', signora! Mi strappate elogi! Non mi ero mai spinto così avanti nel lodare una donna mortale. Posso solo dirvi che dovreste smettere di guardare, di parlare, se volete che io smetta di lodarvi.

È un bene che non siate un giovanotto, Sir Rowland, ha detto Miss Allestree. Sembra che possediate l'arte di catturare l'attenzione di una donna. Sembrate conoscere come rigirare verso di lei la sua artiglieria, e, come fa in genere il vostro sesso, esaltarla nel corteggiamento fino ad avere quell'artiglieria in vostre mani per umiliarla in un secondo tempo.

Be', signora, devo riconoscere che noi uomini dobbiamo arrivare a sessant'anni, prima di sapere come comportarci con voi signore, o con il mondo in genere; e a quel punto non siamo più idonei a impegnarci con l'una, e siamo pronti ad abbandonare l'altro. Una testa anziana su un paio di spalle giovani funziona raramente con voi. Ma sul punto principale (guardandomi con molta cordialità) non chiedo nulla su di voi, signora. Di soldi non se ne deve parlare. Vorrei non ne aveste affatto. Non che avere soldi sia la cosa peggiore per una signora, e un uomo può conquistare una buona moglie tra quelle che hanno soldi come tra quelle che non ne hanno. Io vi adoro per la sincerità del vostro cuore. Restate così, vi prego. Dite di non essere impegnata: permetterete a mio nipote di farvi visita? Il mio ragazzo forse è timido. L'amore vero è sempre modesto e insicuro. Non sembrate una persona che non gradisce un uomo perché è modesto. E verrò io stesso con lui.

E a quel punto l'anziano cavaliere sembrava aurorevole come uno che, adattando la propria testa alle spalle del nipote, non dubitava di riuscire.

Ma come, Sir Rowland! permettere a vostro nipote di farmi visita, allo scopo di impegnarlo in un corteggiamento lungo tre anni? Vi ho detto che non intendo sposarmi prima di avere ventiquattro anni.

Ventiquattro, devo ammetterlo, è l'età che preferirei per vedere una signora sposarsi, e per i motivi detti in precedenza. Ma, ora che ci penso, i motivi non ve li ho detti... Dunque, sarebbero...

Posò la tazza e il piattino, sollevò con gesto ampio la mano sinistra e un dito storto della destra, pronto a fare l'elenco.

Non c'è dubbio, Sir Rowland, che abbiate ottimi motivi.

Ma, signora, dovete ascoltarli... e dimostrerò...

Sono convinta, Sir Rowland, che ventiquattro anni siano un'età abbastanza precoce.

Ma dimostrerò, signora, che voi, a venti o a ventuno...

Basta! basta! Sir Rowland; che bisogno c'è di prove quando si è convinti?

Ma, signora, non sapete dove volevo arrivare...

Be', ma, Sir Rowland, ha detto Miss Bramber, i motivi che potrete fornire per l'appropriatezza dei ventiquattro anni non andranno contro i vostri desideri in questa occasione?

In casi generali andrebbero contro di essi, signora. Ma in questa occasione particolare fanno al caso mio, poiché la signora di fronte a me è...

Forse per me, Sir Rowland, i vostri motivi non farebbero al caso vostro, e poi l'eccezione a mio favore non ha fondamento. E, inoltre, dovreste sapere che non potrei mai accettare un complimento fatto a spese del mio sesso.

Be', allora, signora, spero che condanniate me in favore della mia preghiera. Siete restia ad ascoltare qualcosa a favore dei ventiquattro anni con i ventuno, spero?

Questo è un altro discorso, Sir Rowland.

Be', signora sembra abbiate paura di sentire i miei motivi. Nessuno sa meglio di me come comportarsi in compagnia delle signore. Non credo di essere così poco gentiluomo da offendere orecchie delicate. Non c'è davvero bisogno! non c'è davvero bisogno! con aria maliziosa; su certi argomenti le signore sono molto svelte.

Come dire, Sir Rowland, lo interruppe Mrs. Reeves, che la modestia si spaventa facilmente.

Se qualcosa è detta, o sottintesa, su certi argomenti che non si ritiene di dover capire, le signore sanno come esserne ignare.

E poi fece una risata.

Senza dubbio, Sir Rowland, ho detto io, una compagnia come questa non ha bisogno di temere che un gentiluomo come voi dica qualcosa di inappropriato. Ma pensate davvero che fingere di essere ignare possa essere qualcosa di aggraziato, o una prova di vera delicatezza? Fatemi dire, piuttosto, che una donna virtuosa sarebbe priva di carattere, se non avesse il coraggio bastante a esprimere il proprio sdegno per discorsi intesi a offendere la modestia.

Lodevole, ripeto! Ma gli uomini talvolta si dimenticano della presenza delle signore.

Molto comodo per gli uomini, Sir Rowland. Ma scusatemi se confesso che avrei pochissima stima di un uomo che si permetta di parlare anche a un altro uomo di cose che una donna non possa ascoltare. Un cuore puro, sia esso in un uomo o in una donna, sarà puro sempre, in ogni compagnia e in ogni occasione.

Parola mia, avete idee eccellenti, signora! Volevo sentirvi parlare proprio ora, e ora avete ridotto me, e chiunque altro, al silenzio... Ventuno! Be', quello che dite farebbe sfigurare chi ne ha sessantuno. Dovete aver frequentato compagnie eccellenti per tutta la vostra vita! Caspita! Non ho mai sentito cose simili da una signora così giovane! Che gloria si riverbera su chiunque abbia avuto a che fare con la vostra educazione! Perché mai non sono nato trent'anni fa? Avrei potuto avere qualche speranza io stesso con voi. E questo mi porta al mio tema precedente: mio nipote. Ma, Mr. Reeves, una parola, Mr. Reeves. Scusatemi, mie signore, ma l'importanza della materia mi giustificherà, e devo partire da Londra il più presto possibile. Una parola con voi, Mr. Reeves.

I signori si ritirarono, poiché a quel punto la colazione era conclusa. E poi il cavaliere aprì interamente il suo cuore a Mr. Reeves, e lo pregò di adoperarsi. Avrebbe poi voluto ottenere un'udienza, così la chiamò, con me, ma dato che le tre signorine avevano preso congedo e Mrs. Reeves e io eravamo andate a cambiarci, chiesi di essere scusata.

Allora chiese il permesso di farmi visita il pomeriggio del giorno dopo, ma dato che Mr. Reeves aveva invocato impegni fino al lunedì pomeriggio, lo pregò di mantenere il suo interessamento in quel lungo lasso di tempo, come lo chiamò, e di far sì che allora fossi presente.

E così, Lucy, ti ho fornito un ampio resoconto di quello che è successo riguardo a questo nuovo servitore, come si definiscono i gentiluomini allo scopo di diventare i nostri padroni.

Adesso è venerdì mattina. Ci stiamo giusto preparando per andare a pranzo da Lady Betty. Se la giornata mi fornirà qualche materiale divertente per il mio prossimo plico, il piacere che mi fornirà sarà raddoppiato per

la tua sempre affezionata
HARRIET BYRON



(1) Qui il lettore austeniano sente l'eco dell'età del colonnello Brandon: "visto che era ormai dalla parte sbagliata dei trentacinque anni" (Ragione e sentimento, cap. 7).



Volume I - Letter 10

MISS BYRON. IN CONTINUATION.

Friday Night.

Some amusement, my Lucy, the day has afforded: Indeed more than I could have wished. A large packet, however, for Selby-House.

Lady Betty received us most politely. She had company with her, to whom she introduced us, and presented me in a very advantageous character.

Shall I tell you how their first appearance struck me, and what I have since heard and observed of them?

The first I shall mention was Miss Cantillon; very pretty; but visibly proud, affected, and conceited.

The second Miss Clements; plain; but of a fine understanding, improved by reading; and who having no personal advantages to be vain of, has, by the cultivation of her mind, obtained a preference in every one's opinion over the fair Cantillon.

The third was Miss Barnevelt, a Lady of masculine features, and whose mind belied not those features; for she has the character of being loud, bold, free, even fierce when opposed; and affects at all times such airs of contempt of her own Sex, that one almost wonders at her condescending to wear petticoats.

The gentlemen's names were Walden and Singleton; the first, an Oxford scholar of family and fortune; but quaint and opinionated, despising every one who has not had the benefit of an University education.

Mr. Singleton is an harmless man; who is, it seems, the object of more ridicule, even down to his very name, among all his acquaintance, than I think he by any means ought, considering the apparent inoffensiveness of the man, who did not give himself his intellects; and his constant good humour, which might entitle him to better quarter; the rather too as he has one point of knowledge, which those who think themselves his superiors in understanding, do not always attain, the knowledge of himself; for he is humble, modest, ready to confess an inferiority to every one: And as laughing at a jest is by some taken for high applause, he is ever the first to bestow that commendation on what others say; tho' it must be owned, he now-and-then mistakes for a jest, what is none: Which, however, may be generally more the fault of the speakers than of Mr. Singleton; since he takes his cue from their smiles, especially when those are seconded by the laugh of one of whom he has a good opinion.

Mr. Singleton is in possession of a good estate which makes amends for many defects: He has a turn, it is said, to the well-managing of it; and nobody understands his own interest better than he; by which knowledge, he has opportunities to lay obligations upon many of those, who behind his back think themselves entitled, by their supposed superior sense, to deride him: And he is ready enough to oblige in this way: But it is always on such securities, that he has never given cause for spendthrifts to laugh at him on that account.

It is thought that the friends of the fair Cantillon would not be averse to an alliance with this gentleman: While I, were I his sister, should rather wish, that he had so much wisdom in his weakness, as to devote himself to the worthier Pulcheria Clements (Lady Betty's wish as well as mine) whose fortune, tho' not despicable, and whose humbler views, would make her think herself repaid, by his fortune, the obligation she would lay him under by her acceptance of him.

No-body, it seems, thinks of an husband for Miss Barnevelt. She is sneeringly spoken of rather as a young fellow, than as a woman; and who will one day look out for a wife for herself. One reason indeed, she every-where gives, for being satisfied with being a woman; which is, that she cannot be married to a WOMAN.

An odd creature, my dear. But see what women get by going out of character. Like the Bats in the fable, they are look'd upon as mortals of a doubtful species, hardly owned by either, and laugh'd at by both.

This was the company, and all the company, besides us, that Lady Betty expected. But mutual civilities had hardly passed, when Lady Betty, having been called out, return'd, introducing, as a gentleman, who would be acceptable to every one, Sir Hargrave Pollexfen. He is, whisper'd she to me, as he saluted the rest of the company, in a very gallant manner, a young Baronet of a very large estate, the greatest part of which has lately come to him by the death of a grandmother, and two uncles, all very rich.

When he was presented to me, by name, and I to him, I think myself very happy, said he, in being admitted to the presence of a young Lady, so celebrated for her graces of person and mind. Then, addressing himself to Lady Betty, Much did I hear, when I was at the last Northampton races, of Miss Byron: But little did I expect to find report fall so short of what I see.

Miss Cantillon bridled, play'd with her fan, and look'd as if she thought herself slighted; a little scorn intermingled with the airs she gave herself.

Miss Clements smiled, and look'd pleased, as if she enjoyed, good-naturedly, a compliment made to one of the Sex which she adorns, by the goodness of her heart.

Miss Barnevelt said, she had, from the moment I first entered, beheld me with the eye of a Lover. And freely taking my hand, squeezed it.—Charming creature! said she, as if addressing to a country innocent, and perhaps expecting me to be cover'd with blushes and confusion.

The Baronet, excusing himself to Lady Betty, assured her, that she must place this his bold intrusion to the account of Miss Byron; he having been told that she was to be there.

Whatever were his motive, Lady Betty said, he did her favour; and she was sure the whole company would think themselves doubly obliged to Miss Byron.

The Student look'd as if he thought himself eclipsed by Sir Hargrave, and as if, in revenge, he was putting his fine speeches into Latin, and trying them by the rules of grammar; a broken sentence from a classic author bursting from his lips; and at last, standing up, half on tip-toe (as if he wanted to look down upon the Baronet) he stuck one hand in his side, and passed by him, casting a contemptuous eye on his gaudy dress.

Mr. Singleton smiled, and look'd as if delighted with all he saw and heard. Once, indeed, he try'd to speak: His mouth actually open'd, to give passage to his words; as sometimes seems to be his way before the words are quite ready: But he sat down satisfied with the effort.

It is true, people who do not make themselves contemptible by affectation should not be despised. Poor and rich, wise and unwise, we are all links of the same great chain. And you must tell me, my dear, if I, in endeavouring to give true descriptions of the persons I see, incur the censure I bestow on others who despise any-one for defects they cannot help.

Will you forgive me, my dear, if I make this Letter as long as my last?

No, say.

Well then, I thank you for a freedom so consistent with our friendship: And I will conclude with assurances, that I am, and ever will be,

Most affectionately Yours,
HARRIET BYRON.



Volume I - lettera 10

MISS BYRON. CONTINUA

Venerdì sera

Qualche svago la giornata l'ha procurato, Lucy mia; in verità, più di quanto avrei potuto desiderare. Una notevole quantità, comunque, per Selby House.

Lady Betty ci ha accolti con molta cortesia. Era in compagnia e ci ha presentati, con parole molto positive su di me.

Devo dirti come sono rimasta colpita da loro all'inizio, e che cosa ho poi ascoltato e osservato che li riguardava?

La prima che menzionerò è Miss Cantillon; molto graziosa, ma visibilmente orgogliosa, leziosa e presuntuosa.

La seconda è Miss Clements; bruttina, ma di fine intelletto, aiutato dalle letture, e che, non avendo alcuna particolare qualità di cui vantarsi, ha conseguito, con una mente più coltivata, un vantaggio su qualsiasi argomento nei confronti di Miss Cantillon.

La terza è Miss Barnevelt, una signora di aspetto mascolino, la cui mente non smentisce quella caratteristica, poiché ha la reputazione di essere chiassosa, spavalda, disinvolta e persino feroce se contraddetta, e mostra sempre una tale aria di disprezzo per il proprio sesso che quasi ci si stupisce del fatto che si degni di indossare le sottane.

I gentiluomini si chiamavano Walden e Singleton; il primo, uno studente di Oxford ricco e di buona famiglia, ma bizzarro e ostinato, e pieno di disprezzo per chiunque non abbia goduto del beneficio di una istruzione universitaria.

Mr. Singleton è una persona inoffensiva, che è, così sembra, oggetto tra tutti i suoi conoscenti di ridicolo, persino sul suo stesso nome, più di quanto io ritenga sia dovuto, considerando l'apparente innocuità della persona, che non crede di avere chissà quali doti intellettive, e il costante buonumore, che potrebbe renderlo adatto ad ambienti migliori; e inoltre ha un tipo di conoscenza che quelli che si ritengono superiori in intelletto non sempre hanno: la conoscenza di se stesso; poiché è umile, modesto, pronto ad ammettere la propria inferiorità verso chiunque, e dato che ridere di una facezia è da qualcuno scambiato per un sonoro plauso, egli è sempre il primo a concedere quell'approvazione a quanto dicono gli altri, anche se, bisogna ammetterlo, ogni tanto scambia per una facezia ciò che non lo è, il che, tuttavia, può essere generalmente un difetto di chi ha parlato più che di Mr. Singleton, visto che lui prende a esempio i sorrisi degli altri, specialmente quando sono assecondati dalla risata di qualcuno del quale ha stima.

Mr. Singleton possiede una bella proprietà, il che emenda molti difetti; si dice che abbia fiuto per amministrarla bene, e nessuno sa fare i propri interessi meglio di lui; a causa di questa consapevolezza, ha l'opportunità di dispensare debiti di riconoscenza a molti di coloro che alle sue spalle si sentono autorizzati, dalla loro presunta superiorità, a deriderlo, ed egli è fin troppo disposto a lasciar fare in questo senso, ma è sempre sicuro di non dare mai motivo di ridere di lui per essere uno scialacquatore.

Si dice che i parenti della bella Cantillon non sarebbero contrari a un'unione con il gentiluomo, mentre io, se fossi la di lui sorella, desidererei piuttosto che egli avesse abbastanza saggezza, pur nella sua debolezza, da dedicarsi alla più meritevole Pulcheria Clements (Lady Betty ha il mio stesso desiderio), il cui patrimonio, minore anche se non disprezzabile, e i cui punti di vista più umili, le farebbero ritenere di sentirsi ripagata dal patrimonio di lui per il debito di riconoscenza derivante dal fatto di averlo accettato.

Nessuno, così sembra, pensa a un marito per Miss Barnevelt. Si parla di lei, in modo beffardo, più come un giovanotto, che come una donna, e si dice che un giorno cercherà per sé una moglie. In verità, ripete dappertutto che un motivo c'è per sentirsi soddisfatta di essere una donna, ovvero che non può sposarsi con una DONNA.

Una strana creatura, mia cara. Ma lo vedi che cosa ottengono le donne uscendo dal seminato. Come i pipistrelli della favola, sono guardate come mortali di una specie incerta, non riconosciute da entrambe e derise da tutte e due.

Questa era la compagnia, e tutta la compagnia che, oltre a noi, aspettava Lady Betty. Ma si erano a malapena concluse le reciproche cortesie, che Lady Betty, dopo essere stata chiamata, tornò, presentando, come un gentiluomo che sarebbe stato gradito a tutti, Sir Hargrave Pollexfen. È, mi bisbigliò, mentre lui salutava il resto della compagnia con molta galanteria, un giovane baronetto con una proprietà molto estesa, di gran parte della quale era venuto in possesso a causa della morte di una nonna e di due zii, tutti molto ricchi.

Quando mi fu presentato, e io a lui, Mi ritengo felicissimo, ha detto, di essere ammesso alla presenza di una signorina così famosa per la grazia della persona e dell'intelletto. Poi, rivolgendosi a Lady Betty, Ho sentito molto parlare di Miss Byron, mentre ero alle ultime corse di Northampton, ma non mi aspettavo proprio di trovare così presto fallaci quelle parole rispetto a quanto vedo.

Miss Cantillon si mostrò risentita, giocherellava con il ventaglio e sembrava come se stesse pensando di essere trascurata; un po' di sdegno alternato alle arie che si dava.

Miss Clements sorrise, e sembrava compiaciuta, come se gradisse, amabilmente e di cuore, un complimento fatto a qualcuna del sesso che lei onora.

Miss Barnevelt disse che, dal momento in cui ero entrata, mi aveva guardata con gli occhi di un innamorato. E prendendo con disinvoltura la mia mano, la strinse. Incantevole creatura! disse, come se si rivolgesse a una innocente campagnola, e forse aspettandosi di vedermi imbarazzata e piena di rossori.

Il baronetto, scusandosi con Lady Betty, le assicurò che quella sua ardita intromissione era da mettere in conto a Miss Byron, visto che gli era stato detto che l'avrebbe trovata lì.

Quale che fosse la causa, disse Lady Betty, per lei era un onore, ed era certa che l'intera compagnia si sarebbe ritenuta doppiamente in obbligo con Miss Byron.

Lo studente sembrava come se si ritenesse eclissato da Sir Hargrave, e come se, per vendicarsi, stesse traducendo in latino le sue raffinate parole, e cercandole rispettando le regole della grammatica, gli traboccasse dalle labbra una frase spezzata di un autore classico, alla fine, quasi alzandosi sulle punte (come se volesse guardare il baronetto dall'alto in basso), si mise una mano al fianco e gli passò accanto, gettando uno sguardo sdegnato al suo vistoso abbigliamento.

Mr. Singleton sorrise, e sembrò come deliziato da tutto quello che vedeva e sentiva. Una volta, in verità, cercò di parlare, la bocca in effetti aperta per far uscire le parole, come sembra talvolta essere prima che le parole siano del tutto pronte, ma si sedette pago dello sforzo fatto.

È vero, la gente che non si rende spregevole con l'affettazione non dovrebbe essere disprezzata. Poveri e ricchi, giudiziosi e senza giudizio, siamo tutti legati alla stessa grande catena. E devi dirmi, mia cara, se io, nel cercare di fornire una descrizione veritiera delle persone che vedo, incorro nel biasimo che elargisco a chi disprezza chiunque per difetti che sfuggono al controllo.

Mi perdonerai, mia cara, se rendo questa lettera lunga come la precedente?

No, dici.

Be', allora, ti ringrazio per una sincerità così in armonia con la nostra amicizia, e concludo con l'assicurazione che sono, e sempre sarò,

la tua affezionatissima,
HARRIET BYRON

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